Bentrovati, amici lettori, per un altro memorabile #lunedìdellerecensioni.
Oggi torniamo nel regno di Guardia Piemontese insieme a Domenico Iacovo, con il secondo volume della sua saga fantasy-storica intitolato Shanna – Lungo la Via dei Re, edito da Edizioni Erranti.
L’autore
Abbiamo già avuto modo di conoscere Domenico con il primo volume, Shanna, liberi come lupi (se vi siete persi la nostra recensione potete trovarla QUI), ma quello che ci troviamo di fronte è un autore del tutto nuovo.
Rimangono di lui l’amore per la propria terra (Guardia Piemontese, Cosenza) per le tradizioni, per i racconti, le leggende e il rispetto per la natura. Anzi, se possibile, questi elementi acquistano un peso ancora maggiore, in questo secondo capitolo.
Tuttavia, il suo sguardo diventa più ampio, spazia su nuove terre, diviene in qualche modo più maturo (come lo è il suo protagonista), uscendo fuori dal ruolo di “scrittore pastore” per tuffarsi nella storia e nella letteratura più alta, lasciando il lettore (e noi) completamente di stucco.
La trama
Dopo la vittoria nella terribile battaglia di Sentinèlle, Raimondo ha concesso l’indipendenza al piccolo territorio di La Gardia, annettendolo al Regno del Nord. I Gardiòls hanno eletto Arnes, figlio del nobile Verna, come loro re e per dieci anni la pace regna sovrana secondo i principi della giustizia e della comunione con la natura.
Nel Regno del Nord, però, la capitale Tectos rischia di cadere sotto il dominio di usurpatori che mirano alla corona. Arnes, con i suoi Gardiòls e accompagnato dagli inseparabili lupi, non può esimersi dall’andare in soccorso di Raimondo ritrovandosi non più in una battaglia, ma neglio orrori indicibili della guerra.
Storia e stile
Se volessimo riassumere l’intero volume in poche parole, probabilmente dovremmo dire che è il racconto di una guerra o forse, più propriamente, delle battaglie di una guerra.
Ma, in realtà, questo secondo volume della saga è molto di più di una cronaca bellica. Bisogna però andare con ordine.
Per quanto riguarda la parte meramente militare della narrazione, si resta inizialmente stupiti dalla coerenza delle strategie, dalla precisione nei movimenti e nell’uso dei vari reparti. Questo finché non si scopre che i dettagli delle battaglie e le annotazioni storiche sono tratte dalle conferenze del Professor Alessandro Barbero.
Paradossalmente questa scoperta lascia ancora più stupito un lettore attento, perché implica uno studio approfondito e a dir poco titanico, ben lontano da un troppo spesso abusato concetto di scontro nel fantasy dove ci si accontenta di ottenere una certa verosimiglianza.
E, parafrasando un passo di Agatha Christie, se metà della storia risulta vera, come non credere anche all’altra metà?
Ma anche se già questo basterebbe a decretare il valore di quest’opera, Iacovo si è spinto molto più in là, trasformanzo una narrazione bellica in un viaggio attraverso i meandri dell’animo umano.
Ecco quindi che gli incontri, i doveri e i desideri si trasformano in un’intima riflessione sulla natura dell’uomo, sulla sua capacità di portare il bene e la prosperità, vivendo in comunione con gli altri, con la natura e con gli dei, e la sua tendenza a cedere a brame capaci di portare distruzione e morte, senza tenere conto di chi verrà travolto nella corsa al potere.
E in un momento storico tanto particolare come quello che viviamo ora, non può non smuovere delle corde profonde un passaggio in particolare:
A un pastore scorrono sotto gli occhi gli eventi importanti della storia, come se non gli interessino e come se in nessun modo possano interferire con la sua vita e la salute dei suoi animali. A un pastore non interessa chi sia il re, non interessa neanche sapere se c’è un re, non interessano le sue gesta e la sua gloria ma conosce e ricorda, senza dubbio alcuno, i particolari e gli echi dei venti fustigatori di roccia.
Questa citazione è anche un ottimo esempio della cifra stilistica di questo romanzo.
Abbandonate le poche incertezze e quella certa ingenuità che caratterizzava il primo volume, assistiamo alla maturazione di uno stile che già di suo prometteva grandi cose. Quello che ci ritroviamo davanti è infatti un testo scorrevole e piacevole, con un ritmo serrato che concede solo poche pause all’azione (ognuna delle quali, lasciatemelo dire, è un vero colpo al cuore), ma che riesce allo stesso tempo ad elevarsi fino a sfiorare le vette della poesia pura.
Gli immancabili i termini e le frase in occitano si accompagnano infatti a canti e versi che continuano a risuonare a lungo nel testo come una colonna sonora in sottofondo. La scelta dei vocabili, la costruzione dei periodi e la sonorità del testo sono a dir poco perfette, così come la capacità da equilibrista di mantenere la tensione del lettore su un filo sempre più sottile, senza mai farlo cadere.
Ci sono due punti, entrambi un po’ avanti nel testo, che chi scrive vi invita a leggere con particolare attenzione, non solo perché in grado di suscitare emozioni potenti, ma anche perché da soli varrebbero il titolo di scrittore di Iacovo: sto parlando della scena del funerale e di quella dell’Ira di Arnes.
Ancora una volta parafrasando, ma da un autore un tantinello più famoso: Cantami, o Diva, di Arnes l’ira funesta.
Ambientazione e Personaggi
Per quanto riguarda l’ambientazione, in generale non c’è molto da dire.
L’autore la gestisce in modo egregio, curando i dettagli e fornendo tutte le informazioni necessarie al lettore. Gli ambienti, gli spazi, i campi di battaglia sono tutti elementi che sorgono vividi dalla pagina, attraverso una prosa ricca pur senza mai risultare pesante.
Le descrizioni sono precise e minuzione, ma nonostante questo scorrono sempre senza annoiare, creando immagini dai contorni netti e dai colori accesi.
Tuttavia, a differenza del primo volume, dove l’ambiente era parte integrante dell’azione e degli eventi, questo romanzo è molto più intimista.
L’ambientazione resta quindi più come uno sfondo, scenari in cui gli eventi esterni si compiono, mentre la vera storia si svolge all’interno, nella profondità della natura umana
D’altra parte, come già aveva dimostrato, Domenico Iacovo sa bene come trattare i suoi personaggi.
Quelli che avevamo già conosciuto nel primo volume non solo hanno mantenuto la loro unicità e caratterizzazione poliedrica, ma il ritrovarli qui ha concesso all’autore di approfondirli, di mostrarne nuove luci e nuove ombre, di esaltarne l’essenza e l’umanità, nel bene e nel male.
Arnes in primis, ma anche i Gardiòls, Maxim, e Rianna non sono figure stereotipate, anime di carta che vivono solo all’interno della narrazione, ma persone, esseri di carne che temono, soffrono, odiano e amano.
E a loro si aggiunge Raimondo, la cui complessità lascia stupiti e il cui dolore colpisce il lettore più di quanto ci si potrebbe aspettare. Il suo confronto con Arnes è qualcosa di sublime (no, non trovo eccessivo il termine), perché la rappresentazione della sofferenza, la descrizione di quel dolore condiviso, diventa sofferenza essa stessa.
È interessante notare come, nel primo volume, il nostro unico appunto fosse stato rivolto proprio alla gestione dei personaggi, in modo particolare ai “cattivi” della storia. In questo secondo capitolo, in principio abbiamo temuto sarebbe stato lo stesso. Qui di antagonisti ce ne sono diversi, ma uno in particolare ha corso il rischio: Hesteve, Duca di Borgogna.
Da principio, la sua brama di potere, l’arroganza e la “cattiveria” sono talmente straripanti da lasciare interdetti. Eppure, ma bisogna attendere la seconda metà dell’opera, lentamente il lettore viene guidato nella sua mente, attraverso le ombre della sua anima, e comincia a comprendere come non si tratti di cattiveria, ma di ossessione. Si tratta forse di una sfumatura, ma comprendere la differenza tra brama e ossessione può rivoluzionare totalmente un punto di vista, trasformando in toto la percezione che si ha di un personaggio.
Conclusioni
Giungiamo finalmente alla fine di questa lunga recensione con la gioia di aver potuto parlare di quest’opera. Perché Shanna – Lungo la Via dei Re è uno splendido romanzo, interessante e immersivo ogni oltre aspettativa, ma soprattutto perché un’opera di vero ingegno, frutto di chiaro studio e di grande talento, che consigliamo a chiuque sia in cerca di qualcosa che sia non solo nuovo, ma in grado di far riflettere e di toccare il cuore.
E in attesa del terzo volume della saga, possiamo fare solo una cosa: pregare Domenico Iacovo di farci al più presto questo regalo.