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“HACKUMARI” DI MARCO FICHERA – RECENSIONE

HacKumari - Marco Fichera - Copertina

Bentrovati, amici lettori, per questo primo #lunedìdellerecensioni del 2025.

Oggi iniziamo l’anno in grande con HacKumari, distopico autoconclusivo di Marco Fichera pubblicato da EdiKIT.

La Trama

Nella Notte di Dante, in cui si celebra una scampata apocalisse tecnologica, presente e passato si intrecciano. Per Jasper sarà il momento di chiudere questioni rimaste in sospeso per troppo tempo, mentre Turner ha la possibilità di tornare a galla con un lavoro ben pagato: rintracciare un ladro per conto di una delle aziende più ricche del mondo.

Ma cosa c’entrano con loro una ragazzina scomparsa nel nulla e un politico ottuso e malato?

Storia e stile

La storia risulta intrigante sin dalle prime pagine, con forti tratti di originalità legati tanto ai temi (politica, etica e degenerazione delle IA) quanto allo sviluppo della trama; siamo a un passo dal transumanesimo.

Per di più, si sente davvero molto forte l’influenza di opere come Matrix e V per Vendetta (inevitabile il collegamento con quest’ultimo, data la presenza di richiami espliciti come l’utilizzo della maschera di Guy Fawkes) e della scrittura di Richard Morgan.

La costruzione della trama è ben pensata e interessante, con un intreccio di eventi totalmente scollegati tra loro, almento all’inizio, i cui fili si riallacciano però in modo ingegnoso.

Buoni anche i colpi di scena che ingannano in pieno il lettore.

In modo particolare, abbiamo trovato davvero interessante l’ipotesi di hackerare Dio. Si tratta di trick letterario affatto semplice da gestire, ma il modo in cui Fichera sviluppa il concetto è veramente ardito.

A livello personale, invece, chi scrive ritiene che forse l’epilogo, sebbene necessario, si sarebbe potuto gestire meglio. Ma va considerato anche che se da un lato può sembrare “stonato” e poco credibile, dall’altro lascia molto spazio alla discussione.

Per quanto riguarda lo stile narrativo, lo abbiamo trovato molto valido: ritmato e scorrevole, netto e coinvolgente.

Particolarmente apprezzabile, a nostro giudizio, l’alternanza tra la narrazione classica e il “racconto dentro il racconto”, con l’incursione di flashback del passato.

In generale, quindi, possiamo dire che HacKumari riesce a conquistare il lettore sin dalle prime pagine, sebbene richieda una certa concentrazione per riuscire a seguire personaggi ed eventi.

Ambientazione:

La storia si svolge in un futuro prossimo distopico in cui un virus informatico, che ha infettato le IA, ha portato al collasso delle strutture tecnologiche mondiali. Il risultato è un mondo meno tecnologico ma più burocratizzato e, soprattutto, in cui l’essere umano è costantemente monitorato.

Sebbene ufficialmente il racconto sia ambientato in Giappone, tanto i nomi quanto le descrizioni fanno pensare a un luogo ibrido tra Giappone e America.

Nonostante questo, però, il worldbuilding è realistico e accurato, evocativo in ogni suo elemento, tanto che si ha quasi l’impressione di poterne sperimentare le sensazioni sulla pelle.

Personaggi:

Ci troviamo davanti a una narrazione corale, affidata a un piccolo gruppo di protagonisti intorno ai quali si muove una massa indistinta di comparse.

In modo particolare, si ascoltano le voci di Jasper, ex membro di una banda di HackArtist più o meno adolescenti o comunque giovanissimi, ora adulto, e a William Turner, il classico investigatore privato male in arnese e un po’ datato.

Le caratterizzazioni sono buone, abbastanza approfondite e sfaccettate, soprattutto grazie ai flashback che aiutano il lettore a ricostruire la storia personale di Jasper e ad attribuire caratteristiche specifiche a ognuno dei suoi amici.

Anche Turner è molto ben caratterizzato, specie grazie allo slang tipicamente poliziesco. Nel suo caso, però, ci troviamo davanti a qualcosa di davvero “classico”: è creato con lo stampo del tipico investigatore.

Per quanto riguarda gli antagonisti, abbiamo due distinti elementi. Da una parte un’eminenza grigia che, fin proprio alla fine, viene solo nominata. Dall’altra abbiamo Faye, l’esecutore materiale, il braccio armato.

Questo è forse l’unico personaggio a nostro parere poco riuscito: eccessivo sotto ogni punto di vista, è il classico cliché del cattivo che non molla e non muore mai, con delle doti atletiche, per di più, che fanno pensare più a Terminator che a un essere umano.

Conclusioni

HacKumari di Marco Fichera è senza ombra di dubbio un’opera che merita di essere letta.

Nonostante qualche piccolo inciampo, infatti, e benché parta da elementi già sfruttati tanto dalla letteratura quanto dalla filmografia, riesce comunque a risultare originale e coinvolgente. Trovando i suoi maggiori punti di forza nell’ambientazione e nei personaggi, supportati da uno stile narrativo forse appena acerbo ma decisamente promettente, trascina il lettore in un viaggio che lo spingerà alla riflessione sul mondo e sulla tecnologia.

A questo link trovi le recensioni alle altre opere di Marco Fichera.

“HACKUMARI” DI MARCO FICHERA – RECENSIONE was last modified: Gennaio 13th, 2025 by Arianna Giancola
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