Bentrovati per un nuovo #lunedìdellerecensioni
Oggi torniamo nell’Iterion con La battaglia tra i ghiacci, secondo volume della saga high fantasy Fuoco nel ghiaccio di Dragonera (se vi siete persi la recensione alla prima parte la trovate qui).
La trama
Avevamo lasciato Eeva, la nostra battagliera protagonista, nel bel mezzo della prova di iniziazione per divenire brivir, cacciatrici e protettrici del popolo iteran. Dato che questo è l’ultimo tentativo che le sarà concesso, ce la sta mettendo davvero tutta, ma sembra che ogni cosa cospiri contro di lei.
Quando infatti è quasi giunta alla meta, scopre che la prova è stata sospesa a causa di un attacco dei giganti al loro insediamento.
Disperata e amareggiata per quello che quest’evento significa per lei, non esita comunque a rimboccarsi le maniche per aiutare alla ricostruzione.
Questo la porterà ad affrontare nuove sfide e a comprendere che un pericolo più grande di quanto immaginasse rischia di mettere in pericolo il suo popolo.
L’ambientazione
Dragonera conferma una capacità davvero innata nella gestione dell’ambientazione.
Il mondo ghiacciato di Iterion è una delle migliori rappresentazioni letterarie degli ultimi anni, rendendo ancora una volta il worldbuilding come il maggiore punto di forza di questo romanzo.
Già nel primo volume, infatti, abbiamo avuto la possibilità di apprezzare le ambientazioni fantastiche e di cominciare a esplorare il territorio e la sua fauna.
In questo secondo volume, il lettore scopre nuove sfaccettature di questo mondo, nuove creature e nuovi ambienti, altrettanto dettagliati, affascinanti e immersivi quanto quelli già visti. Ma, cosa più importante, apprende come il popolo iteran viva e prosperi in condizioni tanto estreme.
E, ancora una volta, le soluzioni proposte sono affascinanti e credibili, e danno risposta a molti degli interrogativi suscitati dalla prima parte della saga.
I personaggi
Al contrario del primo libro, gran parte della narrazione di questo secondo volume è dedicata alle interazioni sociali. All’inizio della storia, Eeva ci è stata presentata come un “lupo solitario”. Emarginata dalla società, tende ad agire da sola, interagendo con gli altri solo sulla base della necessità e provando vero rispetto e affetto solo per la sua mentore, Fa’anui, e per la sorellina Emiri. Nella prima parte della storia, assistiamo al nascere di una nuova collaborazione (è ancora troppo presto per chiamarla amicizia) con la giovane Nahini.
Nell’arco di questa seconda parte della narrazione, però, assistiamo a un’evoluzione. Non solo Eeva si ammorbidisce nei confronti di Nahini, ma impara a guardare alla sorellina con più obiettività. Il trovarsi ad affrontare i pericoli in loro compagnia, poi, la costringe a riflettere sul proprio comportamento, sul suo modo di affrontare la vita e ci ritroviamo così ad assistere a una evoluzione del suo personaggio.
Allo stesso modo, però, il modo di vedere la vita della protagonista, realistico fino a divenire caustico, apre in un certo senso gli occhi alle due sventate giovani che iniziano così a trovare un nuovo equilibrio.
Dal punto di vista psicologico, quindi, questo secondo volume della saga risulta davvero interessante e apprezzabile. Specie quando ci si rende conto che la protagonista trova più facile relazionarsi (e in qualche modo, quindi, creare dei legami) con degli stranieri che con il suo stesso popolo. Nel caso specifico facciamo riferimento ai nani, chiassosi, smargiassi e beoni, ma proprio per questo più “caldi” e inclusivi, in grado di sciogliere il cuore di ghiaccio di Eeva.
Lo stile
Per quanto riguarda lo stile narrativo, ci sono delle note positive come delle note negative.
Sicuramente Dragonera ha un bello stile: ritmato, curato e piacevole. Rispetto al primo volume, la narrazione risulta però più lenta, forse a causa del maggior numero di dialoghi (non sempre necessari, un po’ ripetitivi e, talvolta, un filo forzati nelle espressioni) che si affiancano alle numerose riflessioni della protagonista.
Servirebbe anche, a nostro parere, qualche rifinitura, un po’ di quello che chiamiamo “lavoro di cesello” per limare qualche imperfezione.
Nel complesso, però, la narrazione risulta piacevole, la trama ha una buona costruzione e un buon impatto, così come incuriosiscono le nuove strade e le nuove possibilità aperte dagli eventi narrati.
Fuoco nel ghiaccio si riconferma, quindi, una saga originale e interessante, di cui non abbiamo intenzione di perderci neppure una riga!
E voi lo avete letto?