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“CREATURE OSCURE – IL DIO DRAGO” DI FRANCESCO LOMBARDELLI – RECENSIONE

written by Giuliana Della Valle Settembre 12, 2022
Creature oscure - Lombardelli - Copertina

Francesco Lombardelli è nato nel 1988 e fin da piccolo ha coltivato la passione per film e videogiochi su draghi e lotte leggendarie tra bene e male.

Non è un caso se Creature Oscure, il Dio Drago (pubblicato il 6 Gennaio 2019) è un fantasy ambientato in un futuro post apocalittico dove magia e tecnologia si fondono insieme, tanto che il mondo rappresentato sembra quasi nuovo e migliore del precedente.

Dello stesso autore ricordiamo Meravigliosamente malvagi. Entrambe le opere sono autopubblicate.

Siamo nel 5088, in una Terra futura dove brilla un sole non giallo, ma adamantino in cui gli esseri umani sono minacciati dalla presenza dei draghi.

Il protagonista, Ferdinand Sealer è sulle loro tracce da quando uno drago rosso sterminò la propria famiglia.

Ferdinand non è il classico cacciatore di draghi impavido, serio e tutto d’un pezzo. Al contrario: è molto ironico e involontariamente simpatico al lettore, usa tecniche di combattimento non convenzionali per un cacciatore e trattiene molto le proprie emozioni.

Quest’ultimo è uno dei punti di forza del romanzo nonché uno dei temi principali: il dolore.

Lombardelli, con la sua scrittura spigliata e leggera, ci lascia intendere che non tutti rispondono al dolore per la perdita di qualcuno, nello stesso modo.

Tra le righe, comprendiamo che il dolore ha molte sfumature e non tutti sono pronti ad affrontarlo come ci si aspetta.

Interessante è leggere di come il peso di questo influisca sul carattere di qualcuno.

Avvolto nell’atmosfera avventurosa, un altro forte messaggio contenuto nel libro riguarda la paura di fronte a un pericolo: essa diminuisce se non si è soli nell’affrontarla.

Gli antagonisti che accompagneranno Ferdinand nelle varie tappe del suo viaggio sono anch’essi pieni di ironia e leggerezza e aiutano ulteriormente a definire l’unicità del cacciatore di draghi. 

Ricordiamo con simpatica i battibecchi con uno dei suoi compagni di viaggio: Daniel West, un uomo immortale.

“Dovrò abituarmi a questa cosa del singolare al posto del plurale”

Oltre al paesaggio fantasy e creature magiche, il romanzo è ricco di azione, sottolineato da frasi brevi e coincise.  Si ha la sensazione di esser catapultati in un videogioco, quando i protagonisti usano oggetti futuristici come il boom clock al polso di Ferdinand per tirare fuori o riporre qualsiasi cosa:

“Estrasse la spada dal boom clock e la utilizzò come bastone fino a raggiungere un gigantesco specchio”.

I personaggi si presentano in autonomia. I loro movimenti e i loro gesti ci vengono trasmessi tramite il discorso diretto dove le loro parole e i pensieri servono spesso per spiegare e definire un’azione al posto del discorso indiretto.

La narrazione è scorrevole e si concentra sull’azione, tralasciando le descrizioni dei luoghi che circondano i personaggi, preferendo che il lettore immagini tutto in piena libertà.

La trama di base è chiara e ben delineata, anche se mancano dei fili di congiunzione tra i vari capitoli.

La scrittura risulta ancora un po’ acerba e forse un po’ immatura, ma pensiamo siano elementi che possano essere risolti con un’ulteriore revisione e un lavoro “di cesello”.

Il romanzo è adatto a chi ama leggere fantasy leggeri e ricchi d’azione, senza troppi approfondimenti sulle descrizioni e sulle relazioni.

Oppure, chi ama le scene dal taglio cinematografico, troverà questa storia senz’altro di suo gusto e gradimento.

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