A cura di Stefania Sottile, Marianna Piras e Camilla Fontana
Tre anni fa abbiamo tutti assistito al controverso finale dell’amata serie Game of Thrones che ha sicuramente lasciato l’amaro in bocca alla maggior parte dei fan, gettando un’ombra sul futuro del franchising.
Oggi, assistiamo finalmente al ritorno nel mondo delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco con una delle serie più attese degli ultimi anni: House of the Dragon. La prima puntata è andata in onda la scorsa notte, alle 3:00, su Sky e NowTV, in contemporanea con gli Stati Uniti, già sottotitolata in italiano.
Negli ultimi due anni, tutti gli appassionati di George R.R. Martin hanno seguito ogni singola notizia su questa serie, trepidando per ogni minima anticipazione. C’è voluta tanta pazienza e una buona dose di ottimismo, soprattutto considerando l’altra attesa, che va avanti da ben più tempo: quella per la conclusione dell’intera saga “Cronache del Ghiaccio e del Fuoco” (A song of Ice and Fire in lingua originale) alla quale mancano ancora due interi libri.
Finalmente, oggi abbiamo lasciato che House of the Dragon ci catapultasse nuovamente tra le strade di Westeros, per osservare da vicino la dinastia dei Targaryen, da sempre una tra le più ambite, amate e temute dei Sette Regni.
In questa nuova serie ci ritroviamo a seguire gli eventi che hanno preceduto quelli narrati in Il Trono di Spade. Più esattamente si parla di 172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen, come ricordato già nei titoli iniziali.
Fin dalle prime note musicali, regalateci da Ramin Djawadi, lo stesso compositore di Il Trono di Spade, lo spettatore è proiettato nella storia della famiglia dei draghi, con le sue mille sfaccettature, regole, tradizioni e, soprattutto, conflitti interni. E proprio quest’ultimi saranno il cardine della storia, tanto in questo prequel di dieci puntate quanto, molto probabilmente, nelle stagioni a venire.
In questo primo episodio abbiamo il piacere di iniziare a conoscere i membri della famiglia reale con a capo Re Viserys I, interpretato da Paddy Considine. Al suo fianco, l’amata moglie Aemma Arryn (Sian Brooke), la giovane primogenita Principessa Rhaenyra Targaryen (Milly Alcock) e il “Principe della città” e Capo e fondatore delle Cappe Dorate Daemon Targaryen, ovvero il fantastico (Matt Smith). Quest’ultimo, in particolare, incarna alla perfezione le migliori e peggiori caratteristiche dei Targaryen e l‘interpretazione è davvero notevole.
A completare la cerchia ristretta, ritroviamo alcuni personaggi che fin da subito lasciano intendere un ruolo importante negli eventi che seguiranno:
Eve Best che veste i panni della Principessa Rhaenys Targaryen, figlia di Jocelyn Baratheon e del Principe Aemon Targaryen, anche conosciuta come la “Regina Che Non Fu Mai”. Quest’ultima moglie fedele di Corys Velaryon (Steve Toussaint), Lord di Driftmark, cavalca il drago Meleys, “La Regina Rossa”.
Come apprendiamo dalla narrazione dei fatti, Rhaenys era la più vecchia erede diretta del re precedente, Re Jaehaerys I, ma, essendo donna, la corona passò a Viserys I, l’attuale re. Questo fatto è di chiara importanza, in quanto una delle tematiche chiave nella storia narrata in questa serie è la continua lotta delle donne di questo mondo che cercano di ritagliarsi il loro posto a sedere in mezzo a un mare di uomini.
Altro personaggio chiave è Olivia Cooke, nei panni di Alicent Hightower, la figlia del Primo Cavaliere del Re Otto Hightower – interpretato da Rhys Ifans (già noto anche per aver impersonato Xenophillius Lovegood) – considerata la donna più attraente dei Sette Regni e, almeno in partenza, intima amica d’infanzia di Rhaenyra
In questa prima puntata possiamo constatare una prima fondamentale differenza con le ambientazioni e le vicende di Game of Thrones. Infatti, qui assistiamo a un’epoca nobiliare ricca, prospera, dove la supremazia Targaryen non ha eguali, grazie soprattutto al potere formidabile, nonché inarrestabile, dei dieci draghi a loro supporto il cui potere non viene messo in discussione da nessuna delle altre potenze in gioco nel mondo. In poco più di un’ora di episodio pilota, non solo i personaggi principali sono messi tutti in vetrina, con i loro sogni e paure e le loro tensioni interpersonali, ma appare chiaro da subito quale sarà il conflitto intestino che causerà tanto caos e dolore: chi sarà il prossimo Targaryen che siederà sul Trono di Spade?
Durante questo primo episodio conosciamo i due principali contendenti attuali: Daemon e Rhaenyra.
Da un lato Daemon, spietato crudele e poco amato dai sudditi; dall’altro Rhaenyra, giovanissima e donna, unica che sembra avere un qualche ascendente sullo zio.
Ma chi ha letto il libro Fuoco e Sangue sa già che nelle prossime puntate si aggiungeranno personaggi chiave per questa scalata al potere e le carte in tavola cambieranno drasticamente.
Sicuramente, da questo primo episodio si evince che tutto quello che abbiamo amato del Trono di Spade è qui: ambientazioni mozzafiato, una storia ricca e variegata, personaggi complessi, grigi, con i loro motivi evidenti o nascosti, le scene crude, talvolta difficili da guardare, che danno alla serie una profondità tutta sua.
Aver rivisto il Trono ci ha fatto perdere un battito e non abbiamo potuto fare a meno di notare che si tratti proprio dello stesso del sequel, con l’aggiunta di qualche spada deforme e metallo per migliorarne l’aspetto e renderlo più drammatico, cupo e pericoloso: il re stesso, infatti, si taglia ripetutamente già durante la puntata appena andata in onda.
Il ritmo è scandito in modo eccellente dalle meravigliose composizioni e riadattamenti di Ramin Djawadi, vincitore di un Emmy, il cui ritorno ha fatto gioire tutti i fan.
Il finale di puntata lascia sbalorditi i telespettatori, con il Re Viserys I che svela alla Principessa Rhaenyra Targaryen, sua erede designata, il segreto tramandato di Re in Re sul futuro dei Sette Regni, avvenimenti che si verificheranno 172 anni dopo, nella lotta tra vivi e morti. Nonostante questo cambiamento, svelato già durante le première di alcune settimane fa, fosse già noto ai fan, non ha mai smesso di far parlare e ha sicuramente polarizzato l’audience tra chi apprezza questa nobile motivazione e chi preferiva Aegon come crudele ma semplice conquistatore.
In ogni caso, questa non è un’invenzione degli showrunners, ma di George R.R. Martin stesso, che infatti è co-creatore della serie, insieme a Ryan Condal. Quest’ultimo è anche lo showrunner insieme al regista Miguel Sapocjnik che ha lavorato molto a Il Trono di Spade, dirigendo alcuni degli episodi più famosi e importanti.
Che dire, in questo singolo episodio abbiamo già assistito a moltissimi avvenimenti fondamentali e le aspettative per questa nuova serie sono sicuramente molto molto alte.
Riusciranno le prossime puntate a mantenere il tono e addirittura a migliorarlo?
Fateci sapere cosa ne pensate. Noi restiamo sicuramente ottimisti e molto positivamente colpiti da quello che abbiamo visto finora.