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“UNCHARTED” – TRA INDI E RICK O’CONNELL

Uncharted - Copertina

Da quando hanno riaperto le sale cinematografiche, siamo tornati a frequentarle assiduamente e questa settimana siamo andati a vedere Uncharted, uscito nei cinema italiani il 17 febbraio scorso.

Diretto da Ruben Fleischer e distribuito da Warner Bros e Sony Pictures Italia, è l’adattamento cinematografico della popolare e omonima serie di videogiochi, alla quale fa da prequel.

Orfano dei genitori, Nathan Drake si vede abbandonare anche dal fratello maggiore, Sam, costretto a fuggire dopo un furto andato male.

Nella vita, quindi, il ragazzo è costretto ad arrangiarsi, lavorando come barista e arrotondando con i preziosi “sfilati” ai clienti incauti.

Victor “Sully” Sullivan, cacciatore di tesori ed ex socio di Sam, convince Nathan a partecipare alla ricerca del tesoro di Magellano, suggerendo che in questo modo potrebbe ritrovare il fratello, anch’esso alla ricerca del tesoro perduto da secoli.

L’impresa si rivela piuttosto complessa e tra tradimenti, agguati e fughe rocambolesche, il giovane Nathan dovrà fare in fretta a perdere la propria ingenuità.

La prima cosa da dire è che se siete degli appassionati di Uncharted il videogioco, difficilmente apprezzerete appieno il film.
È infatti probabile che la struttura della storia, gli interpreti e la caratterizzazione dei personaggi vi lascino un po’ delusi, ma crediamo che sia una situazione piuttosto inevitabile quando si tenta di trasporre sul grande schermo qualcosa che è così profondamente scolpita nella testa e nel cuore delle persone.

Detto questo, a noi Uncharted è piaciuto.

Ci è piaciuto il ritorno alla dimensione dei classici film d’avventura, con emozioni, scazzottate e spettacolarizzazioni; ci sono piaciute le citazioni e le scene d’azione che, comunque, sono riprese dal videogioco; ci sono piaciuti Tom Holland, Mark Wahlberg e persino (che il ciel ci perdoni) Antonio Banderas.

Ma andiamo con ordine.

La storia è carina, anche se a tratti un po’ confusa, ma con la giusta dose di mistero, tradimenti e colpi di scena che non guastano mai. E la struttura rimanda ai “bei vecchi film di una volta”, con le atmosfere di La Mummia e Tomb Raider e l’immancabile tracciato dell’aereo sulla mappa che fa tanto Indiana Jones.

Certo, è vero: i protagonisti non sono gli stessi.

Tom Holland non ha né le physique du rôle di Brendan Fraser né, tantomeno, il rude fascino di Harrison Ford. E, per di più, non ha neppure la faccia da schiaffi che il personaggio di Nathan Drake richiederebbe. Eppure, nel complesso, risulta gradevole. Lo ammettiamo: fatica un po’ a dismettere i panni dello studente liceale e di Spider Man (e lo si vede soprattutto nelle scene d’azione in cui si ritrova a saltare di qua e di là nel vuoto), ma condierando che il film vuole essere un prequel della storia del videogioco e che il suo Nathan è alla primissima avventura, ci può anche stare.

Tanto più che quel suo modo di fare da sbruffone-timido, alla fine, non può che risultare simpatico. E poi diciamolo: anche di Leonardo Di Caprio dicevano che, con la faccia da bimbo della Kinder che si ritrovava, non avrebbe potuto andare lontano. E guardatelo ora. Insomma, secondo noi a Holland bisogna dare il tempo di crescere e questo film è, a nostro avviso, un investimento sul futuro.

Anche Mark Wahlberg nella parte di Sully ha il suo perché. Almeno, lui la faccia da schiaffi ce l’ha per davvero e il ruolo di socio traditore dal cuore tenero gli si addice proprio tanto.

Per quanto riguarda i due ruoli femminili, sicuramente l’interpretazione migliore è quella di Sophia Taylor Alì nella parte di Chloe Frazer. Tati Gabrielle, nel personaggio di Jo Braddock, non ha invece molta possibilità di spaziare, ma riesce comunque a dare una prova convincente.

Banderas. Oh, Antonio Banderas. Lo ritroviamo, in questo film, nel ruolo di Santiago Moncada. Il nostro spagnolo preferito non solo ha buttato giù la pancetta messa su con i Flauti, ma mostra un volto emaciato e addirittura scavato che poco ha a che fare con il sex symbol di un tempo. Diciamo che, nonostante le premesse, la sua non è proprio una parte da protagonista. Eppure, in quelle poche scene in cui appare, qualche brividuccio di paura ce lo fa venire.

Abbiamo detto poco sopra che ci sono parecchie citazioni all’interno del film, davvero apprezzabili ma che non vogliamo spoilerarvi.

Vogliamo però farvi notare una piccola chicca, perché se non siete fan sfegatati del videogame potreste rischiare di perdervela. A un certo punto, nel film, Nathan approda sulla spiaggia di un villaggio turistico. Uno degli ospiti, comodamente sdraiato su un lettino, vedendolo sconvolto, gli chiede cosa sia successo. Nathan riepiloga gli ultimi assurdi eventi di cui è stato protagonista e l’uomo risponde: “Già, è successo anche a me”. Bene, quell’uomo è Nolan North, voce originale di Nathan in tutte le avventure videoludiche. Quindi sì, in effetti è capitato anche a lui.

Per il resto, il film è tutto un susseguirsi di colpi di scena e sequenze spettacolari, che non c’è modo di commentare senza spoilerare di brutto. Però ci sono piaciute. E pure tanto.

Insomma, il sunto di tutta la recensione è questo: Uncharted non è sicuramente un capolavoro della storia della cinematografia, ma ha il suo perché e secondo noi vi regalerà una serata piacevole e divertente.

E, se siete come noi, uscendo dal cinema vi ritroverete a dire: “Sai? Mi è piaciuto più di quanto immaginassi”.  

“UNCHARTED” – TRA INDI E RICK O’CONNELL was last modified: Marzo 16th, 2022 by Arianna Giancola
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