Bentrovati amici del fantasy!
Oggi vi porteremo molto, molto lontano, in un viaggio nello spazio e nella mente con Cronache di un Mesotes – La guerra del Portatore, primo volume della trilogia di Alberto Grandi, edito grazie a una campagna di crowfunding di Bookabook.
Alberto Grandi è un milanese doc. Nato nel 1994, ha una laurea magistrale in Scienze Filosofiche ed è un istruttore di arti marziali. Da grande appassionato di storia e mitologia classica, il suo motto è Conosci te stesso. Cronache di un Mesotes è la sua prima opera di fantascienza.
L’equilibrio dell’universo è messo in pericolo dal Portatore, un’entità suprema in grado di creare e di distruggere, che guida il suo esercito di Creati alla conquista dei mondi.
Per contrastare il suo potere, alcune razze aliene uniscono i loro sforzi nella guerra e anche la Terra viene infine coinvolta: quattro terresti vengono reclutati e tra loro c’è anche Leon.
Rimasto ben presto solo, il terrestre dovrà trovare la sua strada e il suo ruolo tra battaglie e missioni diplomatiche confrontandosi, al contempo, con stili di vita e di pensiero completamente diversi dai suoi.
Il primo volume della trilogia di Alberto Grandi è senza ombra di dubbio un’opera molto particolare.
Pur trattandosi di un romanzo prettamente fantascientifico, infatti, è facile ritrovare al suo interno sia alcuni elementi fantasy, sia importanti spunti di riflessione che rendono di fatto possibile definirlo come romanzo filosofico.
Il protagonista assoluto della storia è Leon, un uomo nel fiore degli anni con la passione per le arti marziali e dalla mente curiosa e riflessiva.
Della sua vita prima “dell’arruolamento” non sappiamo praticamente nulla, se non che non ha legami e che (sulla base di poche righe sparse all’interno del testo) nel suo passato c’è stato un qualche evento doloroso che ancora non ha pienamente superato.
Dato quello che sappiamo dell’autore, pensiamo non sia difficile ipotizzare che ci sia molto di lui nel protagonista della sua storia. Dalla passione per le arti marziali a quella per la filosofia, le riflessioni che accompagnano Leon nel corso del suo viaggio sono un compendio di quelle che ciascuno di noi fa in alcuni momenti della propria vita. La fluidità del pensiero, le obiezioni e i ragionamenti del protagonista suonano troppo familiari, per essere considerati come mera costruzione letteraria.
Ogni capitolo della storia inizia allo stesso modo: “Ehi! Svegliati!”.
Tanto che alla fine viene da chiedersi se non sia un’esortazione dell’autore al suo lettore ad “aprire gli occhi e a guardarsi dentro”.
Il Leon/Autore è spesso protagonista attivo di lunghi confronti sulla guerra, la vita, la colpa e l’educazione; riflette sui problemi del suo mondo muovendo, di fatto, anche una critica sociale a molti aspetti della vita terrestre.
A fare da controparte al protagonista, in questi dialoghi, sono sempre figure di un certo spessore. Ne è un ottimo esempio Aurelius, imperatore del pianeta Bruno, sovrano illuminato e profondo pensatore; oppure la Cheimatos Kirene, maestra di Leon e grande guerriera; o, ancora, l’Antica Atena, dea della saggezza.
Lungo il corso della storia c’è un vero affollamento di personaggi cosa che, almeno all’inizio, lascia il lettore un po’ disorientato. Tuttavia, ci si rende ben presto conto che Alberto Grandi è in grado di gestirli grazie a uno stile narrativo estremamente stringato, anche se a tratti ermetico. È come se, a turno, puntasse un singolo riflettore su un’unica caratteristica di un personaggio, disvelandolo in questo modo poco a poco; rendendolo tridimensionale grazie a passaggi successivi.
Questo stesso stile diretto, quasi asettico (per non dire tagliente), caratterizza l’intero romanzo, comprese le descrizioni dei vari luoghi e pianeti che il protagonista finisce per visitare. Nella storia, infatti, raramente si riesce ad avere più di un colpo d’occhio dell’ambiente o del paesaggio. Eppure, grazie proprio all’incisività della scrittura, è come avere davanti delle istantanee dei singoli mondi.
C’è da dire, inoltre, che sebbene siano profondamente differenti l’uno dall’altro, tutti i pianeti hanno però delle caratteristiche tali che il lettore non può alla fine fare a meno di trovarli familiari. Come se rappresentassero delle versioni alternative del destino della terra, nel futuro o nel passato, una sorta di What If… della storia umana.
Per quanto riguarda la scrittura in generale, lo stile di Grandi non è forse tra i più evocativi. Talvolta, si ha addirittura l’impressione che l’autore abbia bisogno di correre, facendo in modo che gli eventi si susseguano a ritmo vertiginoso, in alcuni casi eccessivo e impietoso nei confronti del protagonista, che non ha modo neppure di riflettere su quanto gli sta capitando.
D’altra parte, è proprio per questo che le “pause di riflessione” sono così apprezzabili: perché permettono di respirare e fermarsi a pensare.
Ma se anche nella storia generale si ha l’impressione di essere catapultati attraverso gli eventi, lo stile particolare dell’autore è assolutamente perfetto per la descrizione delle scene di combattimento. Ogni scontro è coinvolgente, ogni colpo viene vissuto dal lettore sulla propria pelle: il combattimento è reale, la morte una compagna fedele.
Per riassumere, siamo certi che La Guerra del Portatore, primo volume di Cronache di un Mesotes, sarà un romanzo in grado di affascinare soprattutto i lettori di fantascienza più smaliziati e di lunga data ma anche, più semplicemente, quei lettori curiosi che sono in cerca di una lettura diversa dal solito.
Un avvertimento: il finale vi lascerà letteralmente col fiato sospeso. Ma, per fortuna, il secondo volume intitolato La Furia del Portatore è già uscito. Quindi aspettatevi a breve la nostra recensione!