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RECENSIONE “INCUBI GROTTESCHI DI ESILIATI SOGNATORI” DI ANTONIO PILATO: TORMENTI COMUNI, PAURE TACIUTE E DESIDERI MALSANI

written by Stefania Sottile Gennaio 17, 2022
incubi grotteschi - Pilato - Copertina

Cari amici di Universo Fantasy, oggi vi parliamo di Incubi grotteschi di esiliati sognatori uscito dalla penna di Antonio Pilato, edito da Mario Vallone Editore.

L’autore, emiliano, classe 1990, Dottore in Psicologia e Pedagogia è appassionato sin dall’infanzia alla letteratura dell’orrore. Incubi grotteschi di esiliati sognatori è il suo primo romanzo.

Questa raccolta di dodici racconti, suddivisi in tre parti (Le confusioni innate, Le circostanze curiose, Le razionalità colorate), appartiene al genere weird, ovvero un sottogenere della narrativa fantastica, soprattutto fantasy, nato negli anni Novanta del secolo scorso.

Per quelli di voi che non conoscono il genere, ricordiamo che il termine weird ha diverse sfumature di significato che vanno dallo strano al bizzarro, dal misterioso al soprannaturale e che non trovano corrispondenza in un singolo termine italiano. In generale, il weird, anche se classificato come sottogenere del fantasy, ne rifiuta i cliché e pure abbandonandosi all’esplorazione del “bizzarro”, pone un’attenzione davvero particolare alla coerenza e alla verosimiglianza.

Affinché un racconto weird possa definirsi tale, necessita della predominanza di alcuni elementi: sovrannaturale, bizzarrie che puntano a suscitare “meraviglia”, tecnologia fantascientifica, atmosfere tetre, ambientazioni strampalate, coerenza stringente ma, soprattutto, la fusione tra la vita reale che siamo abituati a conoscere e quella surreale, introspettiva.

Il più delle volte, alla base di una storia ci sono tematiche di contrapposizione, quali la lotta tra il bene e il male, l’auto-accettazione e il rifiuto, dolore e gioia, passato e presente… Insomma, il weird deve trasportare il lettore in un viaggio alla scoperta del sé. 

Premettendo che non sono un’appassionata del genere, il volume ha in ogni caso all’interno delle dinamiche tali da avermi appassionata e affascinata e, di certo, presenta una serie di elementi in grado di alimentare l’interesse del lettore curioso.

I racconti di Pilato rappresentano un viaggio introspettivo, esperienze dell’inconscio a confronto con il conscio, in continuo mutamento e soggezione. Temi che sono certamente in grado di affascinare e travolgere.

La lettura è scorrevole e ha un forte impatto emotivo, soprattutto perché in essa si fondono sogni e realtà, dubbi e certezze, concreto e fantastico.

«Ogni tanto è piacevole fantasticare su vicende astratte, su situazioni incredibili, su storie favolose… ma quando la mente si sente costretta a veicolarsi verso conclusioni paradossali, è bene preservarla da ulteriori indagini che potrebbero portarla a traguardi su cui è meglio non soffermarsi affatto» cit. Il signor Puyol.

Antonio Pilato genera incertezze ma determina consapevolezze, in un confronto costante e vorticoso tra ciò che ha senso e ciò che apparentemente non ne ha, ma con un ritmo narrativo che permette comunque al lettore di comprendere il significato celato nelle sue storie.

Ed è proprio la suddivisione in parti a facilitare la comprensione di ciascun racconto – quattro per ogni sezione – soprattutto perché consente di rileggere i frammenti maggiormente significativi. Rilettura certamente indispensabile in alcuni passaggi molto tetri e cupi.

Difatti, ci sono racconti che inquietano, altri che intrigano, altri ancora che fanno davvero paura per il senso di oppressione e angoscia che scatenano nel lettore.

Nel testo sono purtroppo presenti alcuni refusi ed errori ortografici, che ci auguriamo vengano corretti in una prossima edizione, ma è in ogni caso evidente che lo scrittore abbia una padronanza della lingua italiana di altissimo livello.
Per fare un esempio, ci sono molti ossimori (“ignobile poltrona” in L’Ospite, “sudici ringraziamenti” in La mosca democratica, solo per citarne un paio) che alterano il senso dei significati ma che, allo stesso tempo, evidenziano gli aberranti contrasti. Il linguaggio utilizzato è ricco di terminologie abbastanza ricercate, con scelte peculiari già tipiche di altri autori celebri.

Appare indiscutibile il desiderio di Pilato di creare una lettura d’impatto, con atmosfere cupe, azioni cruente, equanimi atteggiamenti dei protagonisti.

«Se fuori tutto brilla senza disagio, dentro avviene l’esatto contrario: le ansie per l’ignoto si nutrono del vacillante coraggio umano e cominciano a crescere in macabri spasmi; da spasmi regrediscono in rachitici timori e, alimentandosi a vicenda, si trasformano in pura paura» cit. La notte più buia

Brevi storie in cui chiunque può immedesimarsi poiché ognuno è portatore di esperienze che l’hanno condotto a prendere decisioni talvolta con gioia ma, più spesso, con ansia e terrore che generano un continuo senso di disagio emotivo, razionalmente condivisibile ma soprattutto riconoscibile.

Sgomento, mistero, suspense, orrore, sadismo sono solo alcune tra le tante sfaccettature di questi racconti che fanno trattenere il respiro, scatenando dubbi, sensi di colpa e tante domande alle quali ognuno di noi dovrebbe rispondere.

«Il libero arbitrio è contenuto in una gigantesca campana di vetro invisibile; per far sì che l’equilibrio non si infranga in innumerevoli frammenti, dinanzi al bivio dicotomico della realtà bisogna sempre saper decidere la strada giusta: si può optare per la prima, ascoltando la fredda razionalità cerebrale, oppure si può scegliere la seconda, amalgamandosi all’intrigante spirito istintivo» cit. La notte più buia

La penna dell’autore padroneggia ed esalta uno stile preciso, dettagliato, eccelso e soprattutto eclettico che da una parte rimanda a H. P. Lovecraft, Thomas Ligotti, Frank Kafka o Edgar Allan Poe, e dall’altro richiama Stephen King: una continua lotta interiore tra ciò che desideriamo, ciò che consideriamo giusto e ciò che è indiscutibilmente considerato sbagliato dalla società.

«Le menti più normali penseranno sicuramente che la mia codardia sia in grado di superare i misteri delle oscure volte celesti che occupano latenti l’infinito cosmo, ma è quando si acquisisce il temporaneo coraggio di sbirciare al di là dell’universo che tutto diviene inevitabilmente follia» cit. La scomparsa del piccolo Jakub Vančura

Incubi grotteschi di esiliati sognatori, titolo appropriato per un viaggio alla scoperta di tormenti comuni, paure taciute e desideri malsani che catapultano il lettore da una scelta a un’altra, alla rivelazione di segreti occultati in una miscela di sussulti che possono produrre un’immediata tachicardia!

Tante diverse sfaccettature della verità, che si tratti di quella da noi percepita, creata e idealizzata… o di una semplice utopia. Un’avventura tra fantasia, filosofia esistenziale, psicologia degli atteggiamenti e regole imposte. Scrutate dentro voi stessi, scoprite l’oscurità e l’orrore celati nel vostro Io… perché starà a voi trovare la vostra strada tra “lande desolate, dimenticate da chiunque” (cit. Alle soglie del panorama costellato).

Gli amanti del genere apprezzeranno questa raccolta di racconti perché alla fine lascia senza alcun dubbio confusi, angosciati, turbati e disorientati nel comprendere, di fatto, dove finisca la realtà e inizi il sogno.
Per chi, invece, volesse approcciarsi al genere weird per la prima volta, l’opera di Antonio Pilato potrebbe essere senza dubbio un buon punto di partenza.

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