Fabrizio Corselli è un personaggio ormai molto ben conosciuto qui sulle pagine di Universo Fantasy. Lo skàld (il poeta presso le corti scandinave durante l’era vichinga), il Cantore di Draghi e l’unico vero Bardo Italiano sono gli appellativi con cui ormai è conosciuto.
Palermitano, classe 1973, è un editor e consulente letterario. È tutor formativo per l’Epica Orale e l’Improvvisazione in qualità di Cantore di Spada e Storyteller. Ha al suo attivo numerose collaborazioni in ambito artistico e una solida esperienza nel campo formativo.
Nel 2011 pubblica, a cura di Edizioni della Sera, il primo poema fantasy italiano, Drak-Kast – Storie di Draghi, seguito dal poema brave a carattere epico Moria – Canti dalla Terra di Mezzo, con il patrocinio della Società Tolkieniana Italiana.
Tra le sue altre pubblicazioni, ricordiamo quelle a carattere fantasy: Nibelung e il Cigno Nero (Linee Infinitre Edizioni, 2015), Terra Draconis – Cronache dei Regni di Andrara (Brigantia Editrice 2016), Baccanali – La Grande Caccia (Brè Edizioni 2018) e Bjorn – Saga dei Regni del Nord (Brè Edizioni 2019).
Potete trovare tutti i nostri articoli dedicati a Fabrizio Corselli a questo link.
Quello che oggi vi presentiamo è la sua ultima opera pubblicata: L’eredità dei Draghi – Poetica e Immaginario Fantasy, edito da Brè Edizioni nel 2020.
Quella che troverete qui non è una recensione, perché sarebbe praticamente impossibile scriverne una. Il testo è infatti un saggio didattico, dove l’autore esamina, ripercorrendo la sua esperienza nel campo dell’Epica Orale, il delicato rapporto che intercorre tra Poesia e Immaginario.
L’idea di partenza è quella di imparare a conoscere la struttura del Teframar, il linguaggio nato dalla fusione del Tefrast draconico e l’Eleamar elfico, concretizzatosi in un’arte che racchiude in sé non solo l’essenza delle due razze, ma anche parte di quella dei nani.
Quello che ne viene fuori è un manuale che esamina gli “strumenti tecnici, formali ed estetici che servono al lettore volenteroso per diventare un vero e proprio Cantore di Draghi” (cit. dal testo) e, per farlo, si affida molto spesso a lunghi passi del Cantarune, l’opera di Èmian il Bardo in cui narra il suo percorso di apprendimento presso i grandi maestri elfici e nanici.
Ora chiudete gli occhi e immaginate di trovarvi in un mondo fuori dal tempo, dove esistono i draghi, gli orchi, i nani e gli elfi. Dove la magia può nascere dalle note di un canto e assumere forme straordinarie e fantastiche. Dove le odi risuonano attraverso le ere per celebrare gli eroi scomparsi.
Voi siete dei giovani umani, che aspirano a diventare dei grandi bardi. E quello che tenete tra le mani è il vostro testo di studio, in una lontana accademia…
L’opera di Corselli è senz’altro un testo complesso, di non facile lettura per chi non sia profondamente appassionato dell’argomento. Eppure, superata la parte iniziale, che forse risulta la più ostica, non si può fare a meno di lasciarsi trasportare dai versi e di voler seguire Èmian lungo il suo percorso, alla scoperta di nuovi ritmi, nuove figure e sensazioni.
Credo sia un po’ come assistere a un’opera lirica per la prima volta: la difficoltà di comprendere le parole del canto passa in secondo piano nel momento in cui ci si lasci finalmente andare alla musica e alla gestualità degli attori, vero mezzo attraverso il quale sono veicolate le emozioni e le sensazioni.
“devi sapere che il costrutto verbale non è un freddo coacervo di elementi descrittivi, ma contiene in sé la forza di quel pathos necessario a emozionare l’ascoltatore, a invischiarlo nella propria tela narrativa, fatta di sensazioni e sentimenti.”
Credo che questa frase riassuma nel modo più perfetto e succinto il messaggio alla base dell’intera opera: ogni singolo elemento visivo e sonoro contribuisce in modo determinante alla resa finale. Si tratta di quello che, in termini profani, amo definire “lavoro di cesello”, in cui il soppesare ogni singola parola, il suono di ogni singolo termine può mutare completamente il peso e l’evocatività di una frase.
La poesia è senz’altro il mezzo più adatto per esprimere questi concetti, perché in essa il ritmo, il suono e l’interpretazione hanno un peso e un’influenza infinitamente maggiori che nella prosa. Tanto che persino qualcuno totalmente digiuno delle sue regole può apprezzarla, al di là degli aspetti più prettamente tecnici.
“la sequenza narrativa si sviluppa fra gli interstizi della parola, fra le sue profonde ombre, un gioco chiaroscurale di metafore e figure di senso.”
Si tratta di un’opera che, certamente, non è alla portata di tutti, perché richiede attenzione, concentrazione e amore per la parola e il suono. Riteniamo, tuttavia, che i suoi lettori più avidi dovrebbero essere gli aspiranti scrittori. Seppure il loro intento non sia quello di divenire dei Cantori di Draghi, i concetti espressi all’interno di questo saggio potrebbero trasformare completamente il loro concetto di scrittura, spingendoli alla ricerca di quell’armonia che tanto spesso è alla base delle opere più riuscite.
“il fine della narrazione è la creazione dell’immagine visiva. La descrizione sensoriale può essere considerata, per questo, una narrazione visionaria.”