Amanti degli anime e dei manga, durante questo breve weekend abbiamo fatto un salto negli anni ‘90 grazie alla messa in streaming su Netflix di Pretty Guardian Sailor Moon Eternal.
Realizzato per il ventennale della prima uscita del manga, il film in due parti (per una durata totale di 2 ore e 40 minuti) rappresenta il quarto capitolo della storia delle Guerriere Sailor e il seguito dei reboot realizzati con Sailor Moon Crystal e Sailor Moon Eternal (per chi era già nell’età della ragione alla prima messa in onda italiana, corrisponde a Sailor Moon e il mistero dei sogni).
Dopo aver salvato Hotaru Tomoe, alias Sailor Saturn, affidata in fasce a Neptune, Uranus e Pluto, le guerriere si godono una parentesi di pace.
La piccola Chibiusa si appresta a tornare al Trentesimo Secolo, ancora insoddisfatta di sé e intimamente invidiosa dell’amica – e futura madre – Usagi/Sailor Moon, più grande, bella e forte. Il suo ritorno viene tuttavia ostacolato dall’arrivo del Dead Moon Circus, i nuovi nemici che vogliono conquistare il pianeta per la regina Nehellenia e che impongono una barriera sulla città, barriera che impedisce alle guerriere sailor di trasformarsi.
Ognuna di loro dovrà sconfiggere le proprie paure e imparare a credere nei propri sogni per riottenere il potere della trasformazione.
In loro aiuto arriverà Pegasus, un cavallo alato che sembra avere una profonda connessione sia con la piccola Chibiusa che con Mamoru/Tuxedo Mask e che rivelerà loro l’origine della pericolosa malattia che ha colpito l’affascinante ragazzo.
Sarà necessario l’aiuto di tutte le guerriere per sconfiggere questi nuovi e potenti nemici e, soprattutto, la maledizione che rischia di uccidere la Principessa Serenity e il Principe Endimion e consegnare il mondo all’oscurità.
La realizzazione grafica è assolutamente stupenda.
La versione degli anni ‘90 si discostava infatti moltissimo dal tratto più leggiadro ed etereo del manga originale, ripreso in seguito dal reboot versione Crystal.
Nel lungometraggio è stata adottata una riuscitissima via di mezzo che non solo non stravolge il canone estetico originale ma che è anche, per di più, estremamente bello.
Anche la storia risulta valida.
Sono capitati moltissimi casi, in passato, in cui la conversione a lungometraggio di una serie sia risultata riduttiva e pressappochista, denaturando completamente la storia.
Nel caso di Pretty Guardian Sailor Moon Eternal abbiamo, invece, un prodotto davvero ben riuscito. Più vicino al manga originale, elimina tutti i tempi morti e i combattimenti ripetitivi della prima serie, mantenendo un ritmo crescente che, nella seconda parte, riesce a portare a compimento tutte le diverse situazioni senza nulla togliere all’approfondimento psicologico dei personaggi.
Fortunatamente, poi, anche nel doppiaggio sono stati mantenuti i nomi originali giapponesi (quindi via tutti i Bunny, Marzio e Marta) con la sola variante di Tuxedo Kamen trasformato in Tuxedo Mask.
Inoltre, abbiamo finalmente il piacere di poterci godere la storia dei vari personaggi senza gli stravolgimenti imposti dalla censura e, per la prima volta, possiamo apprezzare il rapporto tra Michiru e Haruka (Naptune e Uranus).
Le scene iniziali in cui appaiono sono di una dolcezza e di una familiarità incredibili (vi sfido a non sorridere quando Haruka si esalta per aver visto un’offerta su pannolini e latte in polvere) e l’amore tra loro e l’affetto profondo che le lega a Setsuna (Pluto) e alla piccola Hotaru trasmettono il calore vero di una famiglia.
Tant’è che una piccola parte di loro soffre all’idea di abbandonare quella dimensione di pace e amore per tornare alla lotta.
Ah, c’è anche un’altra piccola, bellissima chicca: la possibilità di vedere Luna Artemis e Diana nella loro forma umana e Usagi e Chibiusa rispettivamente nelle versioni bambina e adolescente.
Le tematiche trattate sono quelle classiche (ne abbiamo parlato anche in quest’altro articolo dedicato alle guerriere vestite alla marinaretta) dell’amicizia, dell’amore, del rispetto, del credere in se stessi e, soprattutto, del girl power dove, la maggior parte delle volte, almeno, è la principessa a salvare il suo principe.
Insomma, che dire? Forse resta solo da ammettere che, anche dopo tanti anni, non abbiamo potuto fare a meno di alzare la mano e gridare “Potere del Prisma di Luna, trasformami!”