Eccoci qua, con la stagione 5 parte 2 di Lucifer letteralmente divorata.
Per quelli di voi che ancora non l’hanno vista, ve la descrivo in tre semplici aggettivi: sorprendente, divertente, commovente.
Ora smettetela di leggere (siamo a rischio spoiler e non voglio rovinarvi la sorpresa) e correte a guardarla!
Per tutti gli altri ecco la mia recensione.
La prima parte della stagione 5 ci aveva lasciati con il fiato sospeso quando, nel bel mezzo di “un’amichevole discussione tra fratelli” fa la sua comparsa Dio in persona.
Un bellissimo cliffhanger che ha lasciato i fan a spasimare per mesi, nella speranza che la pandemia non ritardasse troppo i tempi delle riprese.
E, tanto per farvi capire il livello di coinvolgimento del pubblico, dopo sole 8 ore dalla messa in streaming dei nuovi episodi, Lucifer era balzato al primo posto tra i programmi più visti di Netflix.
Certo, bisogna dire che le attese sono state ampiamente ripagate.
Le 8 puntate sono un pot-purri di emozioni e colpi di scena che coinvolgono tutti i personaggi e se pensavate che gli sceneggiatori avessero dato il meglio di loro con la storia del serial killer, vi dovrete ricredere.
Se la prima parte della stagione ha avuto un andamento più “classico” e preparatorio, questa seconda parte, invece, precipita letteralmente verso la conclusione, dando molto più spazio alla tematica fantasy che a quella classica del crime cosa che, dal nostro punto di vista, è stata una mossa saggia.
Mantenere inalterato lo stesso plot, avrebbe condannato infatti la serie ad essere relegata tra le tante del genere. L’evoluzione costante, invece, dove i casi da risolvere assumono sempre più i contorni di uno “specchio” del vissuto dei protagonisti fino a divenire, in pratica, una cornice di contorno in questo finale, hanno trasformato Lucifer in qualcosa di originale e affascinante.
Partiamo dalla tematica Dio.
La parte interpretata dal bravissimo Dennis Haysbert è davvero complessa e si evolve enormemente nel giro di appena 3-4 episodi, passando dalla figura criptica e imperscrutabile della divinità a quella umanissima del genitore, che tenta di ricostruire un rapporto con i suoi figli.
La scena della “cena di famiglia” è un vero capolavoro di tensioni e desideri (per non parlare della regia), tanto più comprensibile in quanto tipicamente umana, e rappresenta il punto di partenza di una nuova prospettiva che tende a dimostrare come nessun genitore, neppure uno divino, sia esente dagli errori, anche se commessi pensando al bene dei propri figli.
Insomma, un vero e proprio scontro di generazioni.
Stranamente, Dio rappresenta anche la parte “leggera” nella prima metà di questa seconda parte, in cui Lucifer è forse troppo preso dalle proprie riflessioni, per poter esprimere appieno la sua verve.
Verve che, tuttavia, riprende appieno nella puntata 12 (Daniel Espinoza nudo e crudo).
Per quanto riguarda il povero Daniel, in questa seconda parte della serie ne vede davvero di tutti i colori, prendendo il posto della più cupa Mazikeen che aveva catalizzato gran parte dell’attenzione nelle prime puntate della stagione (ma che, ora, scopre cosa voglia dire vedere realizzati i propri desideri).
Il “Detective Stronzo” comprenderà infatti di essere andato a letto con la moglie di Dio con conseguenze “esplosive”!
L’intero cast merita una standing ovation a partire dalla piccola Trixie fino al belloccio Zadkiel, l’Angelo della giustizia.
Inoltre, per quanto, personalmente, non abbia mai apprezzato troppo il personaggio di Chloe, devo ammettere che in queste ultime otto puntate ho dovuto rivalutarlo, soprattutto grazie alla sceneggiatura che ha messo in luce nuovi lati del suo carattere dandogli un po’ di spessore in più.
Ma la palma d’oro resta saldamente nelle mani di Lucifer/Tom Ellis.
Volto relativamente poco noto prima di questa serie (sebbene la sua carriera conti innumerevoli film e serie tv), la sua personificazione del Diavolo è qualcosa di realmente sublime.
Capace di passare dallo scherzo al raggelante terrore in una frazione di secondo, con una mimica e una presenza scenica da fare invidia ad attori molto più famosi, è in grado di suscitare il riso e le lacrime allo stesso modo.
La sua doppia interpretazione di Lucifer e Michael è talmente impeccabile da renderla pressoché perfetta; la sua capacità di variare, con una singola occhiata o una postura appena differente – ma si tratta di un parere strettamente personale di chi scrive – mi ha fatto rivivere le stesse sensazioni che provo ogni volta che rivedo Leonardo Di Caprio in La Maschera di Ferro.
Alla faccia di chi dice che piace solo perché “è il classico belloccio” – anche se il suo aspetto, impossibile negarlo, di certo non guasta.
Insomma Lucifer 5 parte 2 è promosso a pieni voti e pure cum laude, perché fino all’ultimissima scena è riuscito nell’impresa di farmi piangere e ridere allo stesso tempo (e, credetemi, di lacrime, stavolta, ce ne sono parecchie).
Ora resta solo da attendere la sesta stagione, l’ultima, che per chiudere in bellezza dovrà davvero superarsi, perché battere i livelli della quinta sarà davvero un’ardua sfida.