Bentrovati, amici di Universo Fantasy.
Torniamo a occuparci di autori emergenti con un romanzo davvero molto particolare. Stiamo parlando di Una vita da sogno (2020 – autopubblicato), di Daniele Salvato.
L’autore, classe 1981, livornese, lavora come Responsabile della Qualità per una società che effettua il servizio di trasporto sangue e organi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Lettore vorace, apprezza soprattutto i romanzi di Stephen King, Kafka, Richard Matheson e Lovecraft.
Nel 2013 pubblica il suo primo romanzo fantasy: L’Ambasciatore delle Tenebre (0111 Edizioni). A questo seguono Soggetto zero (2014 – racconto breve pubblicato sulla rivista di narrativa horror, weird e fantasy “Altrisogni”, edita da dbooks.it), In fondo non ci credo (2018 – racconto incluso nella raccolta antologica “Z di Zombie 2018” edito da letteraturahorror.it.), Reboot 8092 (2018 – romanzo di fantascienza scritto in collaborazione con Andrea Formichini e autopubblicato).
Tra il 2017 e il 2018 è sceneggiatore di due cortometraggi di genere horror: Domine e Domine: Reditus, entrambi selezionati in numerosi festival internazionali di genere.
Danilo è uno studente universitario che affronta la vita come una serie di ostacoli da superare. Con una vita sociale quasi inesistente, tediato dalla monotonia e logorato dallo sforzo continuo richiesto dagli esami, desidererebbe un carattere più socievole e brillante, di aver già terminato l’infinita serie di esami che lo condurranno alla laurea e l’amore di una ragazza speciale.
La sua vita solitaria, grigia e monotona, però, gli riserva ancora dei colpi di scena e Danilo lo scopre a sue spese quando, dopo un esame particolarmente impegnativo, cominciano a capitargli strani eventi, totalmente fuori dall’ordinario e talmente illogici da lasciarlo sconvolto oltre ogni dire.
L’opera di Salvato è uno urban fantasy estremamente particolare, una sorta di viaggio nella mente del protagonista che narra gli avvenimenti in prima persona.
Ambientata in Toscana, tra Pisa e Livorno, la storia si svolge tra le vie delle due città e negli ambienti universitari. Luoghi familiari nella vita dell’autore che ne dà descrizioni realistiche e incisive, dipinte con tratti appena accennati eppure, allo stesso tempo, estremamente efficaci.
Le descrizioni di Salvato utilizzano i cinque sensi per evocare immagini realistiche e immersive di treni affollati di pendolari – afosi, grevi di odori e maltenuti – e delle aule vuote e fredde oppure, ancora, delle strade invase dai turisti o dai manifestanti.
Attraverso i sensi del protagonista il lettore vive tutti questi ambienti in prima persona, con un effetto di immedesimazione decisamente riuscito.
Poverissimo di personaggi, che nella maggior parte dei casi fungono da comparse temporanee, dipinte con pochi ma sapienti tratti, Una vita da sogno gira tutto intorno al protagonista.
Danilo è un ragazzo come tanti, studente medio schiacciato dalla macchina universitaria che sembra soffocarlo con la sua infinita sfilza di ostacoli – esami – da superare, con piccolissime oasi di pace tra l’uno e l’altro. La prima parte della storia è proprio dedicata a uno di questi, uno dei più temibili, tra l’altro, e qualsiasi lettore che si sia trovato nella stessa situazione del protagonista non può fare a meno di rivivere con lui quei momenti di angosciosa incertezza.
Danilo è anche una persona che ha difficoltà a fare nuove conoscenze e a stringere amicizie reali e durature. Nello scritto torna di frequente la sua sofferenza per questa condizione di perpetuo isolamento, il bisogno quasi fisico di condividere i suoi pensieri e i momenti della sua vita con qualcuno che possa comprenderlo.
D’altra parte, sono proprio queste sue peculiarità a interessare l’essere che, sfortunatamente per Danilo, gli rivolgerà le sue attenzioni.
Nonostante questa caratteristica “protagonista-centrica”, la storia procede fluida e interessante, cosa quasi sorprendente considerando che, oltre a una povertà di personaggi, c’è anche una mancanza quasi totale di dialoghi ed eventi significativi per due terzi buoni del romanzo.
Nel terzo rimanente, in cui si concretizza e conclude l’intera vicenda, si ha un improvviso cambio sia di ritmo che di registro, con un’impennata che, nonostante tutto, riesce a non stonare e si raccorda al resto del racconto in modo quasi perfetto.
Il merito va soprattutto allo stile dell’autore, che riesce a rendere coinvolgenti i vissuti interiori del protagonista, la sua interpretazione degli eventi e, persino, il suo costante rimuginio su ogni cosa.
È uno stile difficile da descrivere, perché ha le caratteristiche tipiche del pensiero umano e che rende questo urban fantasy un romanzo introspettivo a tutti gli effetti.
Nonostante la presenza di parecchi refusi (che offendono un po’ l’occhio ma che possono essere facilmente risolti con una buona correzione), la lettura risulta fluida, immersiva e interessante, cosa che, probabilmente, è facilitata anche dalla brevità della storia, che non si dilunga oltre le 200 pagine.
Per concludere, ci sentiamo di consigliare questo romanzo a chi cerca qualcosa di diverso dal solito, di sorprendente e particolare, fuori dai classici canoni del fantasy. Anzi, lo consigliamo in particolar modo a chi il fantasy proprio non lo sopporta, perché potrebbe finalmente ricredersi.