Bentrovati amici lettori.
Torniamo oggi a parlare di autori emergenti con Lo Specchio di Nadear, di Andrea Venturo, pubblicato alla fine del 2019 dalla Myth Press, casa editrice tanto giovane quanto promettente, e curato da Alessandra Micheli.
Si tratta del terzo volume dedicato al protagonista Conrad, preceduto da Il Torto e da I Razziatori di Etsiquaar (di cui trovate la nostra recensione qui), entrambi autopubblicati e che nell’insieme costituiscono Le Cronache di Tharamys.
Dello stesso autore anche Siracusa, un interessante fantasy-storico dedicato al famoso Archimede.
Conrad, La-Wonlot e Diana sono tre giovani adolescenti legati da una forte amicizia.
Hanno appena ricevuto il loro primo incarico importante: recarsi nella città di Nadear per acquistare un grosso carico per la fattoria del padre di Conrad.
Tutto sembra andare per il meglio fino a quando un evento imprevisto sconvolge i loro piani.
Fughe rocambolesche, scontri e tranelli trasformeranno una semplice commissione in un’avventura straordinaria, mettendo a dura prova la resistenza e l’intelligenza dei tre giovani.
Andrea Venturo ci regala un’opera che è insieme un fantasy classico e un giallo, una storia d’amore e un mistero intrigante e complicato.
La città di Nadear è l’ambientazione ideale per un’avventura del genere: un dedalo di vicoli che si intrecciano fra loro partendo dalle arterie principali e dalle piazze maleodoranti e sovraffollate di gente, grandi e straordinari palazzi che svettano al di sopra delle casupole e dei templi, un labirinto di cunicoli sotterranei immersi nell’oscurità e nel mistero… insomma, un immenso dungeon tutto da esplorare e scoprire.
E su questo palcoscenico ideale si muove una serie multiforme di personaggi, ognuno dei quali è guidato dalla propria storia e dai propri interessi. E ognuno dei quali è straordinariamente tratteggiato dalla penna dell’autore.
Conrad, Diana e il suo fidanzato La-Wonlot sono i protagonisti indiscussi. Tre giovani adolescenti, del cui passato riusciamo a scoprire abbastanza da esserne affascinati, legati da una profonda amicizia e che condividono intelligenza e determinazione.
Con il procedere della vicenda le loro peculiari caratteristiche emergono con sempre maggiore chiarezza, definendoli attraverso le loro azioni, reazioni e comportamenti.
Seppure, in generale, i tre ragazzi possano essere catalogati attraverso le classi tipiche dei giochi di ruolo (il mago, il ranger e la ladra), Venturo riesce a definirli con una profondità che va ben oltre, giocando su quelle che sono le loro caratteristiche di base: l’intelligenza di Conrad, ancora in parte frenata dall’insicurezza giovanile, la determinazione e la forza di Diana e la capacità di La-Wonlot di prendersi cura delle persone che ama.
Attorno a loro si muove tutta una serie di altri personaggi intriganti e affascinanti come Jon Ludrò, Lana e Rosa… e altri che non nominiamo per non rovinare la sorpresa.
La trama è interessante sin dall’inizio, ma lo diviene sempre di più con il procedere del racconto. Mentre gli eventi precipitano, il lettore rimane invischiato nella storia, avvinto in modo tale da non potersene più staccare.
Oltre alla storia principale ci sono poi una serie di sotto-trame, degne di una saga di spie, che si sviluppano senza che il lettore se ne renda neppure conto, fino a che ci va letteralmente a sbattere contro rimanendo con un palmo di naso.
Lo stile è bellissimo: fresco, scorrevole, avvincente e, soprattutto, ironico.
L’ironia è forse il tratto dominante dell’intera storia, che è costellata di gustose citazioni tratte da film, serie e romanzi di ogni genere che aggiungono quel non so che di piccante che non guasta mai. Lo stesso autore invita il lettore a trovarle tutte e non si può fare a meno di accettare la sfida con divertimento e spirito sportivo.
Insomma, Lo Specchio di Nadear è un bellissimo romanzo, divertente e godibile anche senza aver letto i volumi precedenti, con diversi livelli di lettura che lo rendono adatto sia ai più giovani che agli adulti. Non serve neppure amare particolarmente il genere fantasy: è sufficiente avere la mente aperta e lasciarsi trasportare dagli eventi.