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“L’UOMO DEL FUOCO” DI SABRINA GUARAGNO – RECENSIONE

uomo del fuoco - copertina

Bentrovati a tutti gli amici lettori.

Oggi vi presentiamo la recensione di L’Uomo del Fuoco, di Sabrina Guaragno, secondo romanzo della saga fantasy di Alaisa edito da Nativi Digitali Edizioni.

Se avete perso la recensione del primo volume, La strega della fonte, potete trovarla qui, mentre la videorecensione è sul nostro canale YouTube.

Se non avete ancora letto il primo romanzo fermatevi qui, perché gli spoiler sono inevitabili.

Alla fine del primo volume abbiamo lasciato Alaisa in una situazione disastrosa: la Setta del Fuoco ha assaltato Diamante, distruggendolo, la stessa Skelribel è stata aggredita e i giovani apprendisti sono rimasti senza una vera guida. Per di più Roran, dopo aver scoperto la verità sulle sue origini, decide di andarsene.
Alaisa si ritrova quindi da sola a occuparsi di tutto, cercando di tenere insieme quel che resta della sua famiglia magica e del suo cuore spezzato.
Intanto, sul regno di Adaesha sta calando l’ombra di nuove e antiche minacce.
Tutto questo si rivela quasi troppo per le giovani spalle dell’apprendista strega che viene salvata dal baratro dall’inaspettato arrivo di Gheerad, un potente mago tornato dal passato.

Il secondo capitolo dell’appassionante saga di Alaisa non delude le aspettative trasportando nuovamente il lettore nel regno di Adaesha che, però, è ora tinto di oscurità.

La Setta del Fuoco è risorta più potente che mai e mentre è alla ricerca del suo signore si impegna a devastare il regno. A causa sua i maghi vengono nuovamente guardati con sospetto, rendendo la vita della nostra protagonista anche più complicata di quanto già non sia.

Anche i protagonisti della storia risultano molto più cupi, rispetto alla prima parte, e in ognuna delle pagine sono costretti non solo a combattere contro i nemici per la propria salvezza, ma anche a fare i conti con i propri demoni interiori e con il passato.

Prima tra tutti proprio Alaisa.

La nostra protagonista è, ricordiamolo, poco più che un’adolescente che si ritrova a doversi fare carico non solo dei giovani apprendisti, ma anche della propria maestra.
Un peso davvero enorme per delle spalle così giovani che, per di più, soffrono terribilmente per il perduto amore.

Pagina dopo pagina vediamo montare nella nostra apprendista strega la rabbia e la frustrazione, la stanchezza e il dolore, che crescono di pari passo con i suoi poteri, in un turbine che qualunque essere umano faticherebbe a gestire, figuriamoci un’adolescente.

Ci rendiamo subito conto di come la ragazza stia rischiando di perdere il controllo e, di conseguenza, se stessa e quindi non stupisce che dopo aver conosciuto Gheerad si affidi a lui con una fiducia quasi infantile.

Dopo un primo momento di ribellione, estremamente rapido, Alaisa identifica infatti nel vecchio mago una figura paterna (di cui, ricordiamolo è sempre stata priva), in grado di sollevarla in parte dal peso della responsabilità e di farle da guida spirituale.

Nonostante questo, i suoi sentimenti nei confronti dell’uomo restano ambivalenti: da un lato c’è un rispetto profondo, un senso di gratitudine e fiducia mai provato prima ma, dall’altro c’è il desiderio di indipendenza e di sfida all’autorità che porteranno più di una volta Alaisa ad agire d’impulso, in preda alla forza delle proprie passioni, senza tenere conto delle possibili conseguenze.

Di contro, rispetto al primo romanzo cambia tantissimo il rapporto di Alaisa con Skelribel.
Se nella prima parte della storia tra loro c’era principalmente una relazione del tipo insegnante-discepolo, seppure con l’incrinatura dovuta ai segreti che la donna rivela alla sua apprendista e che influenzeranno in modo ineluttabile la sua vita, in questa seconda parte si configura più una relazione madre-figlia o, forse anche maggiormente, una relazione donna-donna.

Se con Gheerad c’è una certa sfida, ma anche un rapporto di rispetto, sembra che Alaisa non riconosca più Skelribel come sua maestra, probabilmente anche per l’evoluzione subita dal personaggio della Strega della Fonte.

In questo romanzo, infatti, Skelribel è molto più donna innamorata che insegnante, molto più una madre che strega. E se da una parte fa sentire il personaggio più “lontano” e indecifrabile, dall’altra risulta molto più umano di quanto non sia mai apparso.
Leggendo della sua determinazione a riportare indietro l’Uomo del Fuoco, vedendo tutto quello che è disposta a fare e a sacrificare, non si può fare a meno di essere travolti dalla sua passione e di provare davvero una stretta al cuore nel vederla saltare nell’istante in cui la voce risuona dal seminterrato.

Chi perde un po’ di vivacità, invece, è Roran.
Rispetto al primo romanzo, infatti, per un bel pezzo della storia non riusciamo a comprendere davvero la sua interiorità. Sembra molto più distante, più freddo e superficiale… almeno fino a quando non ci si rende conto che è la distanza di Alaisa a renderlo distante, sono la rabbia e la paura di soffrire di lei che mettono un filtro davanti agli occhi del lettore. E la cosa diventa chiara dopo lo scontro con il Demone del Fuoco.

Ci siamo dilungati tanto a parlare dei personaggi (e potremmo parlarne ancora a lungo) perché il cuore di questo romanzo è rappresentato appunto dalle loro relazioni.
Sono loro che muovono gli eventi, sono le loro azioni e le loro scelte che esasperano le emozioni e i sentimenti spingendo Alaisa lungo un percorso cupo e oscuro in cui perderà più di quanto possa sopportare e che, alla fine, la porterà alla scelta più difficile della sua vita.

Gli eventi esterni, trame politiche, guerra e scontri di potere, sono solo dei catalizzatori.

Certo, i colpi di scena non mancano. I tasselli del puzzle vanno al loro posto solo per mostrare una scena più grande e ancora immersa nell’ombra.
La storia procede, tra uno scontro epocale e una rivelazione, con una fretta che lascia senza fiato, come un fiume in piena in un crescendo che tiene il lettore ipnotizzato e avvinto, incapace di staccarsi.

Lo stile di scrittura è rapido e incisivo, senza digressioni o fronzoli eccessivi, che si adatta in modo magistrale alla narrazione.

Insomma, L’Uomo del Fuoco di Sabrina Guaragno è un’opera davvero di tutto rispetto, che non solo non ha deluso le aspettative di coloro che si erano innamorati della saga di Alaisa ma che, addirittura, è riuscita ad alimentarne di nuove, lasciando i lettori con la speranza che il terzo volume arrivi davvero in fretta.

“L’UOMO DEL FUOCO” DI SABRINA GUARAGNO – RECENSIONE was last modified: Novembre 23rd, 2020 by Arianna Giancola
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