Se avete perso la prima parte la trovate qui.
“L’idra benedice coloro che prendono in mano il proprio destino”.
Dicono che sia per questo che la creatura dalle molte teste l’abbia scelta, per il coraggio dimostrato il giorno in cui morì, ma Aleia non è ancora riuscita ad accettarlo.
Delle ore successive all’incontro con la creatura ricorda il dolore che pervadeva ogni fibra del suo fisico, mentre la cambiava nel corpo e nella mente. Era rimasta preda di incubi e visioni per quasi due giorni. Eventi, luoghi e persone si sovrapponevano prepotentemente ai suoi pensieri, solo per poi frammentarsi all’improvviso in milioni di possibili destini, sgretolandosi progressivamente fino a svanire.
Quando infine aveva ripreso conoscenza, si era ritrovata con Aaron nella stalla della loro fattoria, adagiata su un cumulo di fieno.
I loro genitori li avevano trovati e riportati indietro, ma avevano avuto paura di portarli in casa. Al momento di quel primo risveglio, suo fratello dormiva accanto a lei, apparentemente sano e salvo. Solo settimane dopo Aleia avrebbe scoperto cosa si celasse realmente dietro quell’espressione placida.
In lei il cambiamento era stato più evidente: era diventata più alta e possente. La sua corporatura era ora quella di un’adulta: agile, forte e veloce, ben diversa da quella della ragazzina di pochi giorni prima. Adattarsi non era stato facile; inizialmente era goffa, impacciata e confusa; tuttavia, non era stato quello a terrorizzare i suoi genitori, ma gli occhi da rettile, comparsi anche in suo fratello.
Per sua madre risultavano alieni e disturbanti, portandola a provare paura dei suoi stessi figli.
I giorni erano passati ed entrambi i fratelli si erano ripresi dall’esperienza, tornando più volte alla grotta dell’idra e trovandola sempre vuota. Era come se il rettile dalle molte teste fosse semplice svanito e di questo Aaron non riusciva a darsi pace.
Tutto cambiò una sera, quando tornarono in città dopo l’ennesima ricerca e trovarono le loro cose ammassate fuori dalla porta del fienile, con il conestabile del vicino borgo di Kasne ad attenderli. L’uomo di legge dalla folta e ispida barba nera, accompagnato dai suoi due aiutanti, disse loro di andarsene, perché in quella casa non erano più i benvenuti. Qualsiasi cosa fossero, non erano più figli dei loro genitori, che se ne stavano fermi sull’uscio della casa con gli occhi fissi al terreno.
Aleia si sforzò di non piangere: quella decisione non era piovuta dal cielo. Da ormai undici giorni sua madre non le rivolgeva la parola, ritraendosi spaventata quando lei provava ad avvicinarsi. Per quanto fosse doloroso, comprendeva quella paura. Aaron invece no.
Quella sera, quando il crepuscolo era ormai prossimo, suo fratello rivelò cosa il morso dell’idra avesse davvero cambiato in lui, soprattutto nella sua mente. Quello fu il primo scontro di un lungo e interminabile conflitto: erano entrambi eredi dell’idra, il che li rendeva difficili da uccidere, perfino l’uno per l’altra.
Anche adesso, attraversando il campo del torneo, Aleia ne percepisce la presenza. Il re è morto senza lasciare eredi, il che impone ai sette pretendenti di giostrare per il diritto di regnare. Solo il migliore potrà provare a indossare la corona, diritto che, nella sua lucida follia, suo fratello crede di avere dal momento della propria rinascita.
Per questo lei si muove con estrema attenzione tra le tende dei clan, cercando qualsiasi segnale o indizio possa aiutarla a evitare una strage tra i figli della nobiltà del regno di Naler.
Racconto scritto per Associazione Culturale Universo Fantasy da Francesco Lodato.