Vorrei scrivere queste parole in un momento più piacevole, magari per l’anniversario dell’uscita di Orange Road, ma la dipartita del maestro Izumi Matsumoto mi ha spinto a buttare giù qualche riga sulla sua opera più famosa, che è anche il suo principale lascito artistico alle nuove generazioni.
Edito in origine su Weekly Shõnen Jump a partire dal marzo 1984, il manga Kimagure Orenji Rõdo arrivò in Italia solo nel nel 1992, con il titolo tradotto letteralmente Capricciosa Orange Road e suddiviso in 25 volumi, proposti dalla Star Comics su Starlight. Il grande successo però arriverà solo nel 1987, con l’anime il cui character design verrà affidato alla leggendaria Akemi Takada. L’ultima notazione storica riguarda l’arrivo nel nostro paese, due anni dopo, dell’allora “cartone animato” rinominato È quasi magia Johnny.
Siamo nel 1989, in un mondo dove i nerd del circondario si contavano sulle dita di una mano e tutti si rispecchiavano in Johnny (in originale Kyõsuke Kasuga). La storia d’amore tra lui e Sabrina (Madoka Ayukawa) fu qualcosa di nuovo, curioso e straniante per degli adolescenti cresciuti a colpi di raggi gamma, pugni atomici rotanti e attacchi solari. In quel periodo, il triangolo con la bionda Tinetta (Hikaru Hiyama) era l’equivalente dell’odierna diatriba tra Team Cap e Team Iron Man. Una querelle che attraversava le giornate di ragazzi stregati da una storia solo apparentemente legata ai poteri ESP del protagonista.
Tutto inizia (e finisce) su una scalinata solitaria, con un capello rosso soffiato via dal vento.
In quel luogo, in un momento sospeso nel tempo, Johnny incontra per la prima volta Sabrina e tra loro scatta qualcosa. È la delicatezza del disegno, accompagnata dalle didascalie poetiche e dai lunghi silenzi a rendere unico Orange Road. Quel momento, sia nel manga che nell’anime, è coreografato con tale potenza emotiva da restare, immutabile e indelebile, nella storia del fumetto nipponico al pari dello scontro tra Virgo e Phoenix o della morte di Raul (vogliano perdonarmi i puristi sia per il paragone che per l’utilizzo dei nomi italiani). La forza di quel momento, tornando su Orange Road, stabilisce un legame tra i personaggi e il lettore/spettatore.
Una sintonia che va oltre gli episodi divertenti o quelli ammiccanti, concentrandosi solo sugli sguardi, le parole mormorate e i gesti fuggevoli di un amore che matura e soffre per molti volumi prima di venire allo scoperto. Forse oggi troppo stereotipato per i nuovi lettori, dopotutto Madoka/Sabrina è stata una delle prime Tsundere del fumetto – personaggio in apparenza arrogante e scontroso ma, in realtà, molto dolce con la persona amata – Orange Road rappresenta un punto fermo per generazioni di lettori, che oggi ringraziano il maestro Matsumoto per quelle pagine. Perché una storia come quella tra Johnny e Sabrina è quella che tutti noi abbiamo voluto, in cui abbiamo creduto durante l’adolescenza e in cui, forse, continuiamo a credere ancora oggi.