C’era una volta una rigogliosa foresta. Vi crescevano alti pini silvestri, faggi maestosi, abeti rossi dai folti aghi, floride betulle e solenni salici dalle lunghe chiome cadenti che si specchiavano nel lago dalle acque verdi come smeraldi. Gli animali si abbeveravano alle cascatelle cristalline e correvano tra i sentieri tracciati dai sassi, giocando allegri tra i fitti tronchi degli alberi. Creature fatate si nascondevano nei più piccoli anfratti del bosco e si muovevano con gesti lenti, mutando di continuo il terreno boschivo. Gli elfi vivevano in piccole casupole ricavate dalle radici degli alberi più anziani, che avevano lasciato il posto ai giovani arbusti, e le fate volavano di fiore in fiore raccogliendo il nettare più prelibato, mentre i maghi selezionavano piante aromatiche e portentose per creare pozioni e sperimentare gli incantesimi più arditi. La foresta incantata era teatro di innumerevoli storie e avventure che venivano narrate ai bambini. Essi, dai loro lettini, riuscivano a sentirne perfino i rumori e i profumi. Purtroppo una vasta nube minacciava la foresta e ogni volta che un bimbo sceglieva la tecnologia all’immaginazione e le immagini digitali alla fantasia, essa avanzava sempre più vasta e carica di tempesta. Gli abitanti del bosco guardavano con preoccupazione quell’oscurità attendendo l’arrivo dell’inevitabile. Quando cadde il primo fulmine generò solo un fuoco isolato che poi, però, cominciò a divampare con forza, avvolgendo nelle sue spire ogni albero e cespuglio, ogni rovo e arbusto. Tutti fuggirono cercando scampo, qualcuno si perse tra le fiamme, altri inciamparono e rimasero lì. Il calore del fuoco e il fumo intenso rendevano difficile la fuga. Fortunatamente, infine, uno a uno arrivarono oltre il confine della foresta. Si strinsero l’uno all’altro e guardarono la loro casa andare in fiamme. Maghi e fate non credevano ai loro occhi: una densa polvere scura riempiva l’aria e l’odore di legna bruciata sapeva di tristezza. Gli animali avevano le zampe ferite dalla corsa sul terreno rovente, mentre i piccoli elfi se ne stavano in silenzio, gli occhi lucidi a fissare il vuoto. Infine arrivò anche un bambino e vide che laggiù, dove era stata la foresta, ora erano solo cenere, polvere e piccoli fuochi residui che ancora ardevano minacciosi. Là, dove aveva vissuto le storie più belle e le avventure più emozionanti, non era rimasto più nulla. Il bimbo allora pianse e versò una lacrima per ogni sorriso che le storie della foresta incantata gli avevano donato: non ci sarebbero state più fiabe, né magie, né storie incantate. Né una casa per tutti gli abitanti del bosco. Il suo pianto divenne così rivolo, poi ruscello e infine fiume che bagnò il terreno rovente, spegnendo anche le ultime fiammelle. Ma, a un tratto, le fate volarono fino a una radura, attirate da un lieve luccichio. Tutti le seguirono, disponendosi poi a cerchio e tenendosi per mano. Il bimbo, incuriosito, li raggiunse e lo vide: un minuscolo germoglio aveva sfidato l’incendio e si ergeva, ora, fiero verso il cielo. Un pezzetto di foresta che ancora viveva, un seme di speranza per ognuno di loro. Tutti sorrisero e si abbracciarono felici. E una nuova fiaba, ora, poteva cominciare.
Racconto scritto per Associazione Culturale Universo Fantasy da Anita Cainelli, del CSU – Collettivo Scrittori Uniti.
Immagine realizzata da The Black Rabbit Art.