Zaffiro, il richiamo dei Ventusmarin non è il libro urban fantasy che ti aspetti. Alexandra Romano, giovane autrice napoletana classe 1999, costruisce in queste pagine una storia molto più familiare e umana di quanto si possa pensare per un prodotto di genere. Dopo Il potere dell’indissolubilità, pubblicato dall’autrice a soli sedici anni, questo volume rappresenta il primo passo di una saga complessa e stratificata, che pone la veridicità delle reazioni umane al centro dell’azione. Edito su Amazon nel novembre 2019, Zaffiro scalfisce a stento la superficie delle vicende legate ai misteriosi Ventusmarin, concentrandosi invece sulla quotidianità e la naturalezza della protagonista.
Ginevra è una ragazza napoletana appena iscrittasi all’università, una giovane apparentemente come tutte le altre, divisa tra amicizie, studio e famiglia.
Sin da bambina, però, è perseguitata da sogni in cui si ritrova in un continente estraneo dove è forte l’eco di voci provenienti dal mare, dove la spiaggia è ricoperta di cristalli di ghiaccio ed è assente ogni traccia della specie umana.
Si tratta davvero solo di sogni? E se qualcuno stesse cercando di comunicare con lei? E chi è l’uomo senza volto che ha cominciato a perseguitarla?
L’improvvisa scoperta dell’identità di suo padre sarà solo la punta dell’iceberg che la condurrà attraverso una trama fitta di misteri.
Capitolo dopo capitolo, l’autrice ci presenta una giovane complessa, il cui difficile passato pesa moltissimo sul suo presente. Uno dei punti di forza della narrazione è indubbiamente la rete di rapporti umani che la scrittrice intesse intorno a Ginni, costruendo una tela relazionale attraverso i pochi accenni relativi ai comprimari. Questo aiuta a evitare uno dei grandi problemi degli urban fantasy – vedi la saga di Shadowhunters (qui anche citata) – dove i protagonisti agiscono troppo spesso isolati dal mondo esterno (ordinario o straordinario che sia). In Zaffiro l’autrice invece crea una routine nella vita della protagonista, rendendola vera e credibile prima di calarla in una dettagliata descrizione di Napoli e dei suoi dintorni.
Tutto questo impianto narrativo regge benissimo per quasi tutto il libro, aiutato soprattutto dal punto di vista in prima persona, che ci permette di osservare la vita di Ginevra, ascoltando le sue riflessioni, risultando partecipi dei suoi traumi e delle angosce che la perseguitano.
Questo non vuol dire che nel romanzo manchino i risvolti eroici o sovrannaturali, semplicemente questi ultimi sono dosati, oseremmo dire centellinati, lungo il racconto, senza mai risultare preponderanti, influenzando la vita della protagonista in maniera verosimile quanto graduale.
Uno dei pregi dell’autrice è soprattutto quello di aver dato una doppia valenza agli amori post-adolescenziali come alle problematiche di una giovane cresciuta senza la presenza di una figura paterna, rendendoli fondamentali sia nella parte naturale che in quella sovrannaturale della narrazione.
Forse, però, proprio questa adesione al reale influenza eccessivamente la parte del “mondo straordinario”, che a tratti risulta poco chiaro e confuso ma, soprattutto, troppo lineare in uno sviluppo che in alcuni momenti risulta quasi forzato. Alcuni dei plot twist, sebbene ben immaginati e pensati, ad esempio, avrebbero meritato un maggiore spazio, con il risultato che perdono di incisività rispetto all’equilibrio della storia.
È da notare, inoltre, che la storia mostra numerosi tratti in comune con Fathom, opera supereroistica del compianto fumettista americano Michael Turner.
In ogni caso, Zaffiro risulta comunque un lavoro capace di stupire per la fluidità e la leggerezza della scrittura, capace di trasportare con semplicità il lettore per le vie di Napoli, facendogli credere ordinario e straordinario possano convivere davanti ai nostri occhi.
E voi lo avete letto? Cosa ne pensate? Lasciateci un commento per dirci la vostra.