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“LA STREGA DELLA FONTE” DI SABRINA GUARAGNO – RECENSIONE

La Strega della Fonte Copertina

Bentrovati amici di Universo Fantasy!
Oggi siamo qui per presentarvi un vero piccolo capolavoro, un romanzo davvero sorprendente, considerando che si tratta di un’opera prima.
Stiamo parlando di La Strega della Fonte di Sabrina Guaragno.

Pugliese di nascita, classe 1993, Sabrina consegue la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche e quella magistrale in Psicologia Clinica. Gestisce un blog, fa parte di comitato di lettura e come membro del Comitato Scientifico lavora come autrice e correttrice di bozze.
Si innamora del fantasy a soli quattordici anni grazie a Harry Potter e nel 2018 questa passione sfocia nella pubblicazione, appunto, di La Strega della Fonte, edito dalla Nativi Digitali Edizioni.

Alaisa, una sedicenne di umili origini ma estremamente generosa e determinata, desidera più di ogni cosa al mondo diventare una strega. Per questo decide di affrontare il viaggio che le permetterà di divenire apprendista della famosa Strega della Fonte.
Nonostante il tragitto si riveli molto più duro del previsto, si tratta solo di un primo passo sul percorso della magia che porterà la ragazza a fare i conti con le proprie aspirazioni e paure e a comprendere che anche nell’amore possono esserci luci e ombre.
Nel suo cammino di crescita avrà accanto molti compagni, con cui dovrà trovare il modo di affrontare la nuova ondata di oscurità che tenta di stritolare il mondo.

Con il primo romanzo della saga di Alaisa, Sabrina Guaragno ci regala un mondo sorprendente, ricco di emozioni e misteri.
Il regno di Adaesha ha infatti quel sapore fantasy, classicamente medievaleggiante, dove la magia viene vissuta dai comuni mortali allo stesso tempo con ammirazione e sospetto e dove un passato oscuro e pauroso estende i suoi tentacoli anche nel presente.
L’apprendistato di Alaisa ci porta a conoscere una parte di questo regno, attraverso piccoli villaggi e città fortificate, su strade che attraversano boschi e paesaggi incontaminati e le vie non sempre sono sicure.

Ma se questi elementi possono sembrare fin troppo conosciuti e riconoscibili, così non è per il Diamante, la dimora di Skelribel. La Strega della Fonte.
Il palazzo costruito dalla fantasia dell’autrice è infatti un grandioso esempio di splendore, con le sue mura di cristallo e la sua planimetria complessa e affascinante. Si tratta di un elemento architettonico importantissimo, all’interno della storia (un po’ come il castello di Hogwarts in Harry Potter), una casa e una scuola insieme, punto di partenza e di arrivo della nostra apprendista strega.

Anche la gestione della magia, all’interno del romanzo, risulta decisamente ben riuscita.
Il dominio delle forze degli elementi, infatti, non è alla portata di tutti e richiede uno sforzo e un impegno costanti nell’apprendere non solo le sue possibilità, ma anche la sua pericolosità. Primo dovere di uno stregone, infatti, è quello di imparare a dominare il proprio potere per non esserne dominato e per farlo è necessario imparare a controllare se stessi ed entrare in comunione con i quattro elementi fondamentali, che della magia sono la base.
In questo contesto esiste quindi l’importantissimo concetto di equilibrio, secondo il quale è necessario sviluppare il controllo di almeno due degli elementi (aria, acqua, terra e fuoco) per impedire che il dominio di uno solo di essi spinga l’usufruitore di magia a essere dominato e, di conseguenza, a seguire il “lato oscuro” della magia.

A tutto questo va ad aggiungersi la creazione di un pantheon di divinità che ricordano molto le tradizioni pagane, dimostrando come l’autrice abbia svolto un attento studio per la stesura di quest’opera.

Altrettanto approfondita e riuscita è anche la creazione dei vari personaggi.
Se all’inizio, infatti, Alaisa, la protagonista, può risultare un po’ infantile ed eccessivamente stereotipata, con il procedere della storia assistiamo con piacere alla sua evoluzione psicologica. Con l’accrescersi della consapevolezza delle proprie capacità, la ragazza impara anche nuove cose su se stessa e sul proprio carattere. In questo modo scopre lati della propria personalità che non conosceva prima e che non avrebbe probabilmente mai scoperto senza le possibilità offerte dal proprio apprendistato.
Impara ad analizzare i propri pensieri e le proprie emozioni e riesce a rimettere in prospettiva la sua “storia” con Ethas, il giovane con cui vive la prima parte della propria avventura.
Un po’ come la Anna di Frozen, la giovane Alaisa si “innamora” del giovane Ethas e si promette a lui nel giro di pochissimi giorni, per poi rendersi conto che, in realtà, i due non si conoscono affatto. L’attrazione che la ragazza prova nei suoi confronti non diminuisce, ma si rende ben presto conto che per amare davvero qualcuno e condividere una vita insieme è necessario molto di più.

Anche la figura di Roran, il compagno apprendista di Alaisa, subisce una radicale mutazione con il procedere del racconto. Assistiamo quindi alla nascita di un sentimento molto più maturo, basato sulla conoscenza e la condivisione delle difficoltà giornaliere.
Roran, al contrario di Ethas, è un essere umano completo, ancora adolescente, per certi versi, ma sulla soglia di una maturità vera. Ha un carattere difficile, ma è capace di grande tenerezza e abnegazione, pur portando dentro di se una sorta di oscurità da cui è profondamente spaventato.

E se i due protagonisti del racconto sono così sfaccettati e profondi, non possono essere da meno i personaggi che li circondano. Skelribel, Dorothy e Meredith sono anche loro estremamente interessanti.

Per quello che riguarda lo stile, l’opera di Sabrina Guaragno è quasi impeccabile.
Fresco e coinvolgente, diretto e semplice, è allo stesso tempo incredibilmente maturo per un’opera prima. Lo sviluppo della storia è coerente e interessante, i dialoghi credibili, diretti e mai forzati. Non solo l’autrice ha creato una storia originale e intrigante (anche se l’inizio può ricordare, ad alcuni, La Fonte della Buona Sorte, la favola di Beda il Bardo creata dalla Rowling), con un’innegabile bravura nel seminare piccoli misteri affatto banali, ma riesce anche a inserire un rapporto sentimentale coinvolgente e realistico, in grado di emozionare davvero il lettore.

Forse quest’ultimo elemento tende a tingere un po’ troppo di rosa l’intera vicenda – rendendo il romanzo, probabilmente, più accettabile da un punto di vista femminile che maschile – ma riteniamo che sia propedeutico al prosieguo degli avvenimenti.

Ci sono, lo ammettiamo, delle piccole imperfezioni, quasi delle sbavature, ma sono talmente minime, e sicuramente imputabili alla mancanza di esperienza dell’autrice, che nell’insieme risultano trascurabili rendendo La Strega della Fonte un romanzo davvero eccezionale, da leggere tutto d’un fiato aspettando con ansia il seguito, che speriamo di poter leggere molto presto.

Nel frattempo sappiate che l’autrice ha pubblicato una sorta di spin-off, I cinque Dei di Adaesha, dove viene raccontata la storia delle “divinità”
tanto spesso citate nel romanzo.
Dunque accontentiamoci, per il momento, di questa storia invitando Sabrina Guaragno a pubblicare al più presto il secondo volume della saga, perché davvero non vediamo l’ora di leggerlo.

Voi lo conoscevate già? Cosa ne pensate? Diteci la vostra in un commento!

“LA STREGA DELLA FONTE” DI SABRINA GUARAGNO – RECENSIONE was last modified: Settembre 28th, 2020 by Arianna Giancola
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