La persona il cui nome sarà scritto su questo quaderno morirà.
L’avete riconosciuta? Questa è la prima regola del quaderno più famoso del mondo dei manga, una delle storie più apprezzate e conosciute di quella che viene definita “La Nona Arte”. Stiamo parlando di Death Note, il manga (ufficialmente) shōnen – cioè dedicato a un pubblico maschile adolescente – scritto da Tsugumi Ōba e illustrato da Takeshi Obata.
Il brillante Light Yagami, studente delle superiori, figlio di un sovrintendente della polizia giapponese, trova per caso un quaderno denominato Death Note, fatto cadere sulla terra da un annoiato shinigami (un dio della morte della tradizione orientale) di nome Ryuk.
Il ragazzo si rende ben presto conto dell’incredibile potere del quaderno, scoprendo che qualunque persona il cui nome venga scritto al suo interno, dopo averne visualizzato mentalmente il volto, muore nel giro di pochi minuti.
Light assume quindi l’identità di Kira e si assume il compito di uccidere tutti i criminali del pianeta per creare un nuovo mondo libero dal male.
Sulla sua strada, però, compare l’altrettanto giovane e geniale L, un investigatore privato chiamato a indagare sugli assassinii dei criminali e che si rivelerà essere un osso veramente duro.
Il manga è stato pubblicato per la prima volta in Giappone tra il 2003 e il 2006 sulla rivista Weekly Shōnen Jump dalla casa editrice Shūeisha, mentre in Italia è approdato nel 2008 con un’edizione a cura della Planet Manga della Panini Comics.
L’opera ha avuto un’accoglienza incredibilmente positiva, con volumi di vendita altissimi (nel 2008 si reggiungono le 26,5 milioni di copie vendute) e nel 2015, ben dodici anni dopo l’uscita del primo volume, si posiziona al secondo posto nella classifica dell’Internet Movie Database (subito dopo Fullmetal Alchemist Brotherhood). Gli stessi protagonisti, Light e L, fanno parte dell’elenco dei 25 migliori personaggi degli anime di tutti i tempi della IGN (Imagine Games Network).
Death Note è senz’altro un manga atipico, tra gli shōnen, perché sono quasi totalmente assenti le scene d’azione tipiche del genere (basti pensare a Kenshiro o a Le bizzarre avventure di JoJo, di cui abbiamo parlato in questo articolo).
L’intera storia, infatti, assomiglia più a una lunghissima partita a scacchi tra i due protagonisti principali, in un susseguirsi di strategie e intuizioni di altissimo livello.
Nonostante la mancanza di scontri fisici, però, la storia non risulta né banale né noiosa, tutt’altro.
Molta parte del successo di quest’opera è dovuto alla grandezza dei due protagonisti, che si equivalgono per intelligenza e per fascino, anche se in termini molto differenti.
Light è infatti bello, carismatico e intelligente; L, al contrario, è strano, sciatto, pieno di tic e manie. Ma entrambi sono manipolatori senza scrupoli.
Se da un lato Light/Kira, infatti, non si fa scrupoli nell’utilizzare chiunque abbia intorno per poi ucciderlo, L utilizza sicuramente dei metodi poco ortodossi, come imprigionare e torturare le persone pur di ottenere le conferme che cerca. Ci sono diversi casi in cui potrebbe intervenire per evitare gli omicidi, ma si astiene dal fare qualunque cosa perché questo potrebbe compromettere le indagini.
Questo stesso dualismo si ripropone, oltre che nel loro comportamento, anche nella visione della “giustizia”.
Kira, un po’ come il Thanos degli Avengers, agisce per “un bene superiore”: raggiungere un mondo purificato dal male in ogni sua forma di cui lui sarà il dio assoluto in quanto creatore.
L, di contro, per quanto possa essere convinto che il male debba essere punito, non può sorvolare sul fatto che, benché le sue vittime siano principalmente criminali, Kira sia solo un assassino senza scrupoli e che vada fermato.
Anche l’opinione pubblica assume un valore fortissimo all’interno della storia. Infatti vuoi per convinzione, vuoi per paura, i vari paesi si trovano costretti ad avallare l’operato di Kira, che diviene una sorta di nuovo messia per la gente che ne fa oggetto di venerazione di una nuova religione.
L’influenza di Kira è tale che la legge (rappresentata da L e dalla sua squadra) è costretta a operare di nascosto.
Non possiamo ovviamente scendere nei particolari della storia per evitare spoiler, che nel caso di questa specifica opera sarebbero dei veri e propri crimini, ma ci limiteremo a dire che il suo vero punto di forza è rappresentato dall’insieme delle mosse e contromosse dei protagonisti coadiuvati, dall’una e dall’altra parte, da altri personaggi ed eventi fortuiti dei quali entrambi sanno approfittare in modo magistrale.
Un altro elemento degno di nota è la presenza costante di simbolismi. In tutta l’opera sono infatti presenti riferimenti alla religione cristiana, a partire dal simbolo della croce, presente come elemento ricorrente inserito in primis sulla copertina dello stesso Death Note.
C’è poi la mela, altro elemento ridondante, simbolo di “peccato e consapevolezza” che identifica Light come una sorta di Adamo. Le mele sono rappresentate tra le mani del protagonista più di una volta e sono il cibo preferito di Ryuk, in questo caso il serpente tentatore. Se date un’occhiata anche solo al video dell’opening dell’anime, noterete anche la presenza di rappresentazioni del Giudizio Universale e della Pietà ma anche all’interno della storia sarà facile trovare varie scene, citazioni e riferimenti.
Le atmosfere sono cupe, la tensione psicologica sempre altissima, i colpi di scena dei piccoli veri capolavori. La colonna sonora originale dell’anime è stata composta da Hideki Taniuchi e Yoshihisa e comprende brani che spaziano dal rock al metal, dal pop ai canti gregoriani.
Nell’insieme, quindi, non può stupire che da quest’opera siano stati tratti ben tre live action, un musical e svariati videogiochi. Senza poter dimenticare il valore milionario del merchandising.
L’influenza sull’immaginario popolare è stata tale che in alcuni paesi si sono addirittura verificati dei delitti firmati Kira (può sconvolgere ma è spesso avvenuto in passato. Sono per esempio numerosi i delitti e i furti operati negli anni prendendo a spunto le opere di Agatha Christie) e in Russia e in alcune zone della Cina ne è stata vietata la riproduzione.
Death Note è un’opera di altissimo valore artistico, assolutamente innovativa per genere e realizzazione, straordinariamente complessa nella realizzazione psicologica. E nonostante la classificazione tipica della produzione orientale, che lo “targettizza” per adolescenti, siamo convinti che possa in realtà piacere moltissimo anche agli adulti (sia nella versione manga che nella versione anime) di entrambi i sessi e di fatto, se ancora non lo avete visto/letto, vi suggeriamo davvero di non perdervelo.
Voi lo conoscevate già? Vi è piaciuto? Diteci la vostra in un commento.