Bentrovati amici lettori e amanti del fantasy in ogni sua forma.
Oggi torniamo a parlare di anime e manga con un’opera la cui definizione più corretta è decisamente bizzarra e talmente complessa e stratificata nella storia da renderne la presentazione quantomeno complicata. Ma allora perché, vi chiederete, complicarci così la vita? Perché si tratta di un autentico capolavoro che i veri appassionati non possono non conoscere. Stiamo parlando di Le bizzarre avventure di JoJo, opera magna del grande Hirohiko Araki, pubblicato in Giappone a partire dal 1987 e tutt’ora in corso.
Anche se ha pubblicato altre storie, principalmente brevi, Hirohiko Araki è conosciuto principalmente proprio per Le bizzarre avventure di JoJo, che nel corso degli anni ha venduto più di cento milioni di copie nel solo Giappone.
Il debutto in patria è avvenuto sulla rivista Weekly Shōnen Jump, della casa editrice Shūeisha, ma dal 2005 si è spostato sul mensile Ultra Jump.
L’edizione italiana, invece, è pubblicata dalla Star Comics a partire dal 1993.
La storia narra le avventure dei membri della famiglia Joestar nel corso del tempo e prende il via con lo spensierato Jonathan Joestar, a Liverpool, alla fine dell’Ottocento.
Il padre di Jonathan, vittima di un inganno, adotta il giovane Dio Brando, figlio di un delinquente di cui ha ereditato l’indole perversa e ambiziosa, ignorando che il suo scopo sia quello di impadronirsi del casato Joestar.
Dio viene tuttavia scoperto e per salvarsi ricorre a un antico manufatto atzeco: la Maschera di Pietra, in grado di trasformare chi la indossa in un vampiro.
Per poterlo combattere Jonathan dovrà apprendere delle tecniche speciali che gli permetteranno di scontrarsi con Dio e le sue schiere di morti viventi.
L’epopea della famiglia continua poi avanti e indietro nel tempo e incontriamo quindi, sparsi per il mondo, Joseph Joestar, (1938), poi Jotaro Kujo (1988), Josuke Higashikata (1999) e ancora Giorno Giovanna, Jolyne Kujo, Johnny Joestar e, infine, il secondo Josuke Higashikata. Un protagonista per ogni arco narrativo autoconclusivo, per un totale di otto serie di cui l’ultima, dicevamo, è ancora in corso.
Lo stile di Araki cambia moltissimo nel corso delle varie serie e all’inizio (ricordiamo che siamo a metà degli anni ‘80) i suoi protagonisti sono estremamente muscolosi, probabilmente influenzati da una parte dai film di Stallone e Schwarzenegger, a quei tempi molto popolari e, dall’altra, dall’influsso della rivoluzione nel disegno apportata da Tetsuo Hara (il papà di Ken Shiro) negli anni immediatamente precedenti.
L’intenzione dell’autore, con Phantom Blood, la prima serie, era non solo rispondere alla domanda su chi fosse l’uomo più forte del mondo, ma anche trattare i temi della giustizia e dell’immortalità.
I tratti iniziali dei protagonisti sono quindi influenzati da tutto questo e dallo studio dell’arte italiana, molto apprezzata dall’autore. Ma una volta conclusosi il ciclo di Dio Brando (chiamato così in onore di Ronnie James Dio, un grande nome dell’heavy metal, e dell’attore Marlon Brando), è possibile notare un vivissimo cambiamento con i personaggi che mantengono sì fisici tonici e plastici, ma che hanno anche un aspetto più scattante e longilineo.
L’opera venne anche molto influenzata dal manga Babil Junior, di Mitsuteru Yokoyama, da cui Araki prese il concetto di combattimenti secondo regole ferree. I poteri psichici dei personaggi erano infatti l’ideale per essere rappresentati graficamente e le Onde Concentriche di Jonathan resisteranno fino alla fine del ciclo di Dio Brando (terza serie – “Stardust Crusaders”). A partire dalla quarta serie (“Diamond is Unbreakable”), infatti, Araki crea un nuovo potere che funziona a distanza ma in grado di colpire direttamente: lo Stand, una manifestazione fisica del potere psichico, uno “spirito guardiano che appare e sferra un pugno”.
L’incredibile potenziale di questa scelta si rivelerà per il mangaka una vera miniera d’oro.
Uno degli elementi maggiormente caratterizzanti il manga nella sua totalità è la cura nell’abbigliamento dei personaggi. La moda occidentale di Versace e Dior ha infatti una fortissima influenza su Araki, che nel corso degli anni riuscirà addirittura a invertire la tendenza e divenire icona di moda per gli stilisti tanto che, nel 2013, ha tenuto una mostra nel salone Gucci di Firenze, esponendo le tavole di una storia elaborata con l’assistenza del Direttore Creativo della Mansion.
Altro particolare interessante, poi, sono i continui riferimenti, all’interno dell’opera, all’Italia e alla musica rock, due delle grandi passioni del maestro.
Alla conclusione dei capitoli della prima trilogia, che seppure godibili come autoconclusivi di fatto portano a compimento una singola storia, l’autore comincia a sperimentare nuove forme narrative, saltando avanti e indietro nel tempo, creando realtà parallele, elaborando gialli e misteri e inserendo i suoi protagonisti in contesti chiusi e strettamente regolati (come il mondo della mafia italiana o la vita all’interno di una prigione). A partire dalla quarta serie, infatti, dall’ambientazione mitica e fantastica si passa a quella più ordinaria della vita moderna.
Particolarmente interessante è la sesta serie, “Stone Ocean”, la cui protagonista è Jolyne Kujo, figlia di Jotaro (protagonista della terza), che è probabilmente il personaggio più “tosto” creato da Araki. Pur essendo, infatti, l’unico protagonista donna è non solo in grado di battersi con e meglio di un uomo, ma è anche inserita nel contesto di una prigione, una delle ambientazioni più dure create dall’autore.
Dal manga sono stati realizzati dallo Studio APPP, nel 1993, una serie di OAV (Original Anime Video) da sei episodi tratti dal terzo capitolo del manga (Le bizzarre avventure di JoJo) poi, nel 2000, venne realizzata una nuova serie da sette episodi (Le bizzarre avventure di JoJo. Adventure) che funge da prequel per la produzione del ‘93.
Nel 2007, per il ventennale dell’opera, è stato proiettato nei cinema giapponesi JoJo’s Bizarre Adventure: Phantom Blood, un film d’animazione basato sulla prima serie mai giunto in Italia e non reperibile neanche nel mercato degli home video.
Tra il 2012 e il 2019 sono stati prodotti e distribuiti gli anime dei primi cinque capitoli della serie visibili, in Italia, tramite la piattaforma di Crunchyroll, ma è in programma anche la realizzazione degli ultimi capitoli.
Ma ancora non basta: da Le bizzarre avventure di JoJo sono stati tratti anche diversi videogiochi (JRPG e picchiaduro), giochi di ruolo, giochi di carte e persino un live action, uscito nel 2017 con la regia di Takashi Miike, basato sulla quarta serie (Diamond is Unbreakable).
Si potrebbe dire ancora molto altro, di questo manga così particolare, ma speriamo di essere riusciti a incuriosirvi abbastanza. E nonostante sia definito shōnen manga per le prime tre serie (adatto quindi a un pubblico maschile di adolescenti) e seinen (adatto a giovani uomini adulti) per le restanti, siamo certi che sarà una piacevole scoperta anche per ragazze e donne di ogni età appassionate di questa splendida forma d’arte che è il fumetto orientale.
E voi lo conoscevate già? Che ne pensate? Diteci la vostra in un commento.