Bentrovati lettori!
Oggi torniamo nel mondo degli anime e dei manga con una perla poco conosciuta: Pandora Hearts, scritto e disegnato da Jun Mochizuki.
L’autrice giapponese non è molto conosciuta in Italia, anche perché ha pubblicato relativamente poche opere che non hanno raggiunto il grande pubblico (tra cui Crimson Shell, di cui vi parleremo in un’altra occasione), ma ha dimostrato davvero un grande talento che speriamo sarà presto riconosciuto.
Il manga è stato pubblicato per la prima volta in Giappone, tra il 2006 e il 2015, dalla Square Enix (vi ricorda qualcosa, vero? Esatto, è la casa produttrice dei videogiochi Kingdom Hearts e Final Fantasy), mentre in Italia l’edizione è stata affidata alla Star Comics, che lo ha pubblicato tra il 2012 e il 2016.
Dall’opera, nel 2009, è stato tratto anche un anime di venticinque episodi, diretto da Takao Kato e prodotto dalla Xebec, il cui unico difetto è quello di coprire solo una parte della storia.
Vediamo insieme la trama.
Durante la cerimonia per il suo quindicesimo compleanno, che segnerà il suo ingresso tra gli adulti, Oz Vessalius (nell’anime; nel manga il nome viene tradotto con Bessalius), erede di una delle quattro grandi famiglie ducali, viene aggredito da tre figure incappucciate: sono i membri della famiglia Baskerville che prendono il controllo di Gilbert, servitore e migliore amico di Oz, costringendolo a pugnalare il suo padrone.
Il sangue del giovane apre una via per l’Abisso, ma prima che gli assalitori possano spingerci il ragazzo, dal portale emerge una ragazza. La giovane è una creatura dell’Abisso, un chain, di nome B-Rabbit che raclama Oz come sua preda. Dopo un duro combattimento con gli Dei della Morte (i Baskerville), la chain annuncia che aspetterà il ragazzo nell’Abisso e scompare.
Per Oz non c’è più salvezza e viene spedito nell’Abisso.
Il giovane Vessalius precipita quindi in questo mondo parallelo in cui viene attaccato da diversi chain. Per fortuna, in sua difesa arriva ancora una volta B-Rabbit che lo salva e gli propone di stipulare un contratto con lei per poter entrambi uscire da lì. Alice, questo è il vero nome di B-Rabbit, ha infatti bisogno di stipulare un contratto con un contraente per poter usare appieno tutti i suoi poteri e creare un varco fra le dimensioni.
Il ragazzo accetta. Alice prende possesso del suo corpo e li porta fuori dall’Abisso.
Al loro ritorno trovano ad aspettarli Sharon Rainsworth (erede dell’omonima casata ducale), il suo servitore Xerxes Break e Raven. Grazie a loro Alice è costretta a interrompere la possessione e Raven sigilla i suoi poteri, in modo che non possa consumare la vita del suo contraente.
Anche se Oz non può saperlo, mentre per lui, nell’Abisso, sono passate solo poche ore, nel mondo reale sono trascorsi ben dieci anni e tutto quello che conosceva è cambiato.
Ora quello che serve sono delle risposte: perché il crimine di essere nato era tale da fargli meritare l’Abisso? Cosa è davvero successo alla città di Sablier, andata distrutta cento anni prima, e cosa c’entra con lui? Ma, soprattutto, cosa accadrà una volta che Alice avrà recuperato i propri ricordi, sparsi per il mondo?
Scopriranno presto che la verità può andare oltre il terrore e ogni passo avvicina al baratro della follia.
“Fai attenzione. La Volontà dell’Abisso ti osserva.”
Pandora Hearts appartiene al genere shōnen, destinato, cioè, a un pubblico prevalentemente maschile, anche se siamo certi che buona parte del pubblico femminile arriverà decisamente ad adorarlo.
Il mondo creato da Jun Mochizuki è un universo distopico, che potrebbe benissimo essere l’ambientazione di un’opera di Tim Burton e che mostra stretti legami con le opere di Lewis Carroll. Praticamente tutto, all’interno del racconto, rimanda infatti al mondo “delle meraviglie”, a partire dai vari personaggi e soprattutto i chain.
Tra le creature degli Abissi, tralasciando Alice (anche nota come B-Rabbit, ricordiamolo), possiamo quindi trovare Cheshire (lo Stregatto, ma anche Cesare, il gatto di Alice), Mad Hatter, il Cappellaio Matto, chain di Break, Demios, che ha l’aspetto della Regina di Cuori, e Humpty Dumpty.
L’Abisso stesso è uno stravolgimento in negativo, un incrocio tra il Paese delle Meraviglie, un incubo di Dalì e l’inferno dei giocattoli dimenticati: insomma, qualcosa di assolutamente alieno eppure, allo stesso tempo, incredibilmente familiare.
Il mondo “reale” è invece un incrocio tra un’Inghilterra e un’America di fine Ottocento, in cui l’arretratezza tecnologica convive con elementi chiaramente steampunk.
I personaggi creati dalla Mochizuki sono numerosi e non possono essere definiti altro che affascinanti, dal primo all’ultimo, caratterizzati come sono da una psicologia attentamente studiata e particolare. Ognuno di essi è infatti caratterizzato da poche luci e molte ombre, che generano dei ritratti complessi, talmente mutevoli che ci si trova a cambiare il modo in cui giudichiamo un personaggio ogni volta che si scopre un nuovo frammento della sua storia. Sì, perché l’autrice è davvero una maestra indiscussa nel seminare briciole di pane che formano un sentiero lungo tutto l’evolversi della storia, tanto che risulta impossibile annoiarsi e, ancora meno, fermarsi. È un’opera che si legge (vede) tutta di un fiato.
Tra i personaggi che sicuramente sono meglio riusciti ne citeremo solo uno, perché sarebbe un vero delitto non farlo: Xerxes Break.
Cavaliere, manipolatore, maestro degli inganni, guerriero provetto, amico sincero, buffone e senza scrupoli, Xerxes è tutto questo e anche di più. Affascinante come pochi altri personaggi nella storia dei manga, è anche uno dei più tragici: il Cappellaio Matto per eccellenza a cui persino l’interpretazione di Johnny Depp deve cedere il passo. Nel suo caso la Mochizuki ha davvero dato il meglio del meglio e che lo amiate o lo odiate non potrete fare a meno di restarne comunque affascinati.
La storia in generale è davvero ben costruita: coinvolgente, con un ritmo serrato che alterna sapientemente combattimenti all’ultimo sangue, intrecci romantici e momenti altamente drammatici agli ormai irrinunciabili siparietti comici che riescono ad alleggerire un livello di tensione che altrimenti sarebbe quasi soffocante.
Il lettore (spettatore) si ritrova costantemente immerso in questo mondo lovecraftiano da incubo, dove passato e presente si fondono in un equilibrio così perfetto da lasciare disorientati e, allo stesso tempo, stranamente affascinati in una continua dicotomia che è impossibile spiegare se non invitandovi a scoprire questa piccola splendida perla.
Per non rischiare spoiler, del finale non diremo nulla, se non che è più che all’altezza dell’intera storia anzi, ancora di più, che ne è il degno coronamento.
Per quanto riguarda la resa grafica, sia il manga che l’anime si assomigliano molto: è stato mantenuto lo stesso bellissimo stile di tratto, riuscendo anche, nella serie animata, a conservare le atmosfere cupe e asfissianti realizzate con il chiaroscuro nella stampa.
Nonostante l’anime non copra tutta la storia, si ferma infatti più o meno a metà, vi consigliamo comunque di guardarlo, in primo luogo perché ricalca la storia del manga in modo quasi perfetto, ma soprattutto per la colonna sonora che non esitiamo a definire assolutamente stratosferica!
Tanto per farvi capire di cosa parliamo, qui sotto c’è l’opening theme in versione originale.
Non pensiamo che serva sottolinearlo, ma da quello che abbiamo detto avrete sicuramente capito che non si tratta di un’opera destinata ai bambini. Da parte nostra vi consigliamo di non perdervi comunque questa strano capolavoro, perché ne vale davvero la pena e siamo certi che ve ne innamorerete come abbiamo fatto noi.
Voi conoscevate già Pandora Hearts? Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti.