Prima di cominciare questa recensione, ho necessità di fare una premessa. Chiedo anticipatamente scusa se dovessi lasciarmi prendere dal sentimentalismo, ma per me con questo film si è conclusa una pagina di storia, un lungo capitolo della mia vita nerd, il più importante di tutti perché mi ha accompagnato dall’infanzia fino ad oggi. Star Wars è iniziato prima che io nascessi, prima di Harry Potter, prima di tutte le saghe distopiche e dell’esplosione del fantasy, di The Lord of the Rings al cinema, di tutto il Marvel Cinematic Universe, ed è rimasto con me, essendo me.
Quando sento dire che Star Wars non è più lo stesso, un po’ mi viene da arrabbiarmi, perché non è Star Wars ad essere cambiato, siamo noi ad essere cambiati. Siamo stati affascinati dalle storie di Luke, Leia e Han, creandoci una serie di aspettative, chissà cosa avremmo voluto vedere nel grande schermo. Ma le aspettative devastano. E così è stato per GoT, anche se scommetto che a tanti, molti di più di quelli che si palesano, sarebbe piaciuto un finale diverso per Frodo & Co., per Harry Potter, per non parlare degli Avengers, dove l’introduzione del Multiverso sembra essere il perfetto assist per i fans che non si arrendono al finale di Endgame e bramano ancora Tony Stark sullo schermo. Stiamo sereni ed impariamo a gestire meglio queste nostre aspettative, a non parlare di snaturamenti, o al fatto che certe scelte vengano prese solo “per farci dei soldi sopra”, perché – che ci piaccia o no – i film si fanno per incassare al botteghino. D’altronde, chi ha conosciuto la saga attraverso questa trilogia sequel se ne è innamorato esattamente come noi che la seguiamo dalle origini, il che vuol dire che, magari, Abrams e Johnson non hanno sbagliato proprio tutto.
Detto questo, parliamo de “L’ascesa di Skywalker”!
Non deve essere stato semplice per J.J. Abrams portare a termine questo film, riannodare tanti fili di trama e sciogliere tutti i nodi per portare tutto ad una conclusione. Non deve essere stato semplice gestire la pressione dei fans, specialmente dopo “Gli ultimi jedi”, un film volutamente spiazzante e sconvolgente. Eppure, a mio parere, ci è riuscito. Il film conclude la quarantennale saga in modo esaustivo, pertanto se ci sarà mai un ritorno nella galassia, in quella “galassia lontana, lontana”, sarà per altre storie, per altri personaggi, per altri luoghi. Molte domande erano state disseminate nei primi due film di questa trilogia prequel, molti dettagli dovevano essere chiariti, forse troppi, eppure riusciamo ad avere una risposta soddisfacente a tutto. La paura è che la trama avrebbe potuto risentirne in modo pesante, invece tutto si svolge liscio, senza sobbalzi, stacchi o dislivelli di sorta, tenendo conto che di fatto la vicenda narrata dura di fatto poche ore. Tutti i fatti narrati si svolgono nel giro di meno di 24 ore, per ammissione degli stessi personaggi. Pertanto è, si, un film molto denso, ma perfettamente coerente. Non mancano i siparietti comici, che servono a spezzare piccoli momenti di tensione, ed in questo senso la chimica Finn-Poe Dameron è spettacolare, moderna e, in qualche modo, funzionale. So che molti riterranno tutto ciò come un favore alla Disney, ma fermiamoci a pensare a quanto fosse “faccia da schiaffi” ed irriverente Han Solo nel 1977. Ecco, Finn e Poe sono irriverenti e “faccia da schiaffi” oggi, nel 2019/2020, con tutto ciò che è cambiato, trovandosi a gestire un’amica dalle capacità straordinarie e ad essere la sua famiglia. Il legame tra loro tre è palpabile, molto più di quanto non lo fosse tra Anakin, Obi Wan e Padme, “L’ascesa di Skywalker” ha il pregio di portare avanti la storia, guardando al passato, riportandoci in luoghi familiari, a piacevoli sensazioni del passato. Ed in effetti è quello che la saga meritava di più. Era un cerchio che si doveva chiudere in modo perfetto, ed è successo. Non nego che magari sia un poco più difficile mettersi nei panni di Rey, che non ha lo stesso carisma di Anakin, o la candida e forte innocenza di Luke. Il suo dramma si chiude nel sapere chi sia lei veramente, cosa che in effetti scopriamo, ma nulla più. Il dilemma lacerante, il dolore della scoperta e dell’esplorazione dell’anima è racchiuso nel vero protagonista della trilogia: Ben Solo-Kylo Ren. Adam Driver è esaltante, spettacolare, drammatico, tormentato così come è tipico degli Skywalker, è lui che, più di Rey, deve andare alla ricerca di sé stesso, tra un passato ingombrante ed un futuro pieno di incertezze. Il suo è un percorso straordinario, ben gestito,
che mette definitivamente a tacere le chiacchiere di chi non lo aveva accettato ne “Il risveglio della Forza”. Driver si conferma un attore di grande spessore, capace di colmare la scena con le sue incredibili doti. In alcuni punti il film lancia riferimenti ad alcune saghe che conosciamo benissimo: “Vogliono che crediamo di essere da soli”, “perché se sei da solo non sei una gran minaccia”, vero Luna Lovegood? Ma non prendiamola negativamente, è un topos abbastanza comune che serve a far emergere la figura dell’eroe, che si erge solitario, ma alla fine solo non è. L’eroe è l’esempio, la sua abnegazione, il suo credere nei propri ideali fino allo stremo delle forze, che solleva le masse, che dà coraggio ai disperati e la voglia di unirsi ai solitari. E davanti all’Imperatore Palpatine ci troviamo talmente tanto in tensione anche noi, talmente tanto coinvolti, che vorremmo dire ai nostri eroi, lì nello spazio, quasi spazzati e spezzati, di non temere, che arriveranno tutti ad aiutali, pure Capitan Marvel a spaccare astronavi con un pugno, che s
e Rey avrà bisogno ci sarà Arya Stark con lei, che Legolas offrirà il suo arco, che arriverà Fanny con la spada di Grifondoro, perché è tutto talmente epico da riportare a galla le emozioni che abbiamo provato ogni volta ad ogni battaglia finale e ad amplificarle. E l’Imperatore? Non parleremo qui di come sia sopravvissuto all’esplosione della Morte Nera, ma la sua è una presenza costante in tutto il film, fin dal testo iniziale, così cupo, malvagio, tetro e potente come non mai, unico, vero e reale villain della saga, capace di farci ancora tremare ad ogni sua risata.
Che cosa ci resta dunque ancora da dire? La colonna sonora è come sempre di altissima qualità, così come le scenografie e gli effetti speciali. Anche l’introduzione di nuovi personaggi funziona, perché genera immediatamente un legame empatico con loro, nell’approssimarsi dell’ora più buia.
Siamo giunti alla fine. Mi sono davvero lasciata prendere dall’emozione nel raccontarvi di questo film, senza cadere in spoiler di alcun tipo. Per quelli e per le analisi a freddo della trama ci sarà tempo. Godetevi il film e “Che la Forza sia con Voi”!