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RECENSIONE A “IL TEMPO DEI MEZZOSANGUE – L’ASCESA DELLA CHIMERA” DI ROB HIMMEL

written by Arianna Giancola Novembre 14, 2019

Bentrovati cari lettori! Ci occupiamo oggi del primo romanzo della trilogia “Il tempo dei mezzosangue”, intitolato “L’ascesa della chimera”, del talentuoso autore Rob Himmel, edito dalla casa editrice Dark Zone.

Himmel, ormai ben conosciuto dai nostri lettori, è nato in Germania e cresciuto in Abruzzo, nutrendosi a pane e fantasy. La sua prima opera, il low fantasy “Le lame scarlatte” (di cui potete trovare la recensione qui), è stato premiato al Trofeo Cittadella 2018.

Alak ed Ethan, fratelli, monaci e prescelti da un’antica profezia, sono chiamati dal sovrano di Kernak per contrastare la minaccia di una guerra che incombe sul mondo. Al loro fianco sarà il giovane stregone Jandar, che dopo un lungo e duro addestramento, si unirà a loro per imparare a conoscere il proprio potere e trovare il suo ruolo nel mondo.

Intanto l’Imperatore Kedrax si prepara a conquistare l’intero continente, aiutato dalla maga Lenara, a cui affida un incarico che sembra impossibile: reclutare sei individui dalle abilità uniche, necessari per compiere ciò che nessuno ha mai fatto prima.

Ma la strada, per tutti loro, sarà più ardua di quanto sembra, perché “L’inganno più letale risiede nell’illusione di poter scegliere liberamente”.

Siamo quindi alle prese con un epic – fantasy di stampo più che classico, con una partenza basata su, parole dell’autore, “tre cliché triti e ritriti nel fantasy (la predestinazione, l’allievo e il maestro, e il tiranno super cattivo)” che poi cliché non sono affatto perché su di essi viene costruita la storia dei personaggi e, soprattutto, la loro psicologia che muta, pagina dopo pagina, con l’evolversi degli eventi.

Himmel crea per loro un mondo vasto e complesso, sia a livello geografico che politico, fittamente popolato da varie razze ognuna delle quali è caratterizzata da specifici interessi, alleanze e rivalità, con una società estremamente stratificata. La complessità è tale che, al termine del volume, è presente un glossario dei popoli e delle terre con le relative città più importanti.

Se da un lato il continente strizza l’occhio alla ben nota Terra di Mezzo di tolkieniana memoria, dall’altra è anche specchio del mondo moderno, con tutte le sue precarietà e contraddizioni.  Altrettanto complessi, come accennavamo prima, sono anche i protagonisti dell’opera.

Si tratta infatti di un romanzo corale, in cui l’io narrante segue ora uno ora l’altro dei personaggi, mostrandoci il loro carattere in una sorta di puzzle in cui ogni evento o azione diventano non solo un tassello della storia, ma una sfaccettatura della loro psicologia.

Così scopriamo che i “predestinati” sono tutt’altro che i perfetti campioni della leggenda, gli stregoni più potenti sbagliano come tutti i comuni mortali e le consigliere dei perfidi re portano catene più pesanti dei prigionieri di guerra.

Gli amanti del fantasy ritroveranno in questo libro il piacere del classico grazie non solo, come dicevamo, al fatto che il mondo di Himmel richiama quello creato da Tolkien, ma anche a tutta una serie di altri piccoli particolari che risultano familiari agli ammiratori de Il Signore degli anelli come, ad esempio, il fatto che gli orchi che attaccano Kernak (il regno umano) siano guidati dagli ogre, un incrocio tra orchi e giganti “[…] spietati e inarrestabili, oltre che più intelligenti dei comuni orchi” e che ricordano da vicino gli Huruk-Hai del professore, oppure la descrizione di Torre Fiamma, che accende più di una scintilla.

Ma Tolkien non è sicuramente il solo ad aver influenzato lo stile di questo autore che noi amiamo moltissimo: i giocatori di ruolo non avranno difficoltà a identificare nei personaggi creati razze e classi proprie di Dungeons & Dragons e a trovare paralleli con la saga di Dragonlance (c’è persino un mitico eroe che ricorda da vicino il personaggio di Huma).

I più puntigliosi potrebbero anche riconoscere nell’Hequindaher (il principio base su cui si basa la magia – stregoneria, secondo il quale ogni scelta comporta dei sacrifici) un’assonanza con il principio dello scambio equivalente di Fullmetal alchemist.

Insomma, una vera manna per gli appassionati.

Lo stile della narrazione è meno incalzante rispetto a quello a cui ci aveva abituato l’autore, ma è comprensibile, considerando che non si tratta di un’opera autoconclusiva ma del primo volume di una trilogia. Nonostante questo, la sua scrittura risulta comunque piacevole e scorrevole, con un ritmo meno sincopato del solito, ma non per questo meno coinvolgente e accattivante.

L’unica pecca che, forse, si può trovare, è l’abbondanza di descrizioni di personaggi e ambienti, che appesantiscono a tratti la lettura senza riuscire tuttavia a intaccare il valore dell’opera nel suo complesso.

In sostanza di tratta di un romanzo che ci sentiremmo di consigliare a tutti gli amanti del genere fantasy, anche se potrebbero essere in molti a rimanerne incuriositi, anche grazie alla splendida copertina realizzata da Antonello Venditti, che mantiene ad altissimi livelli lo standard della Dark Zone.

Se poi siete tra quelli che non comprano i primi volumi delle saghe perché non sapete attendere l’uscita del prossimo volume, nessuna paura: il secondo capitolo “Il tempo dei Mezzosangue – I venti della discordia” è già disponibile su tutti gli store e sul sito della Dark Zone.

Noi corriamo a leggerlo, e voi?

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