Il geco sfreccia tra le cataste di ossicini e di piccole vertebre. I muri si costellano di fenditure; le nicchie traboccano di scheletri al nostro passaggio. Ulne, omeri, femori di tipo spuntano sbilenchi dalla roccia ocra. Monete d’oro tintinnano sul pavimento, tra le spoglie.
Cuore di tufo è un dark fantasy autoconclusivo pubblicato da Dark Zone Edizioni; il suo autore, Giuseppe Chiodi, ha scritto anche “Qui giace Mida”, un dark/mythic fantasy, e gestisce il blog immersivita.it.
Il romanzo narra la storia di Pietro Cimmino, un antiquario di Napoli che per riconquistare l’ex moglie è pronto a tutto, anche a mettersi alla ricerca di antichi incantesimi. L’arrivo di Dafne, una misteriosa studentessa di Benevento, sembra promettergli una nuova vita, ma dei poteri misteriosi stanno per risvegliarsi e metteranno in pericolo tutto quello che Pietro conosce e ama, compresa sua figlia.
Il punto di forza di questo romanzo è senza dubbio l’ambientazione: fin dalle prime righe, il lettore si trova immerso in una Napoli oscura e ricca di folklore, popolata da personaggi bizzarri come ‘O Re Maniata, un oracolo che predice i numeri vincenti al Lotto. Molto suggestive sono anche le scene ambientate nel sottosuolo, dove creature mostruose vivono assieme a spiriti e a uomini in fuga.
Il romanzo è narrato in prima persona, con un linguaggio ricercato che si adatta molto bene a un protagonista che vive circondato da reliquie e oggetti d’antiquariato. Pietro abita infatti nella vecchia casa che ha ereditato assieme al negozio dai suoi antenati e il suo amore per il passato sembra estraniarlo dalla realtà, ma le sue conoscenze si riveleranno utili nel momento del bisogno. Accanto a lui si muovono diversi personaggi femminili forti e ben caratterizzati: sua figlia Sonia, Dafne, e lo spirito protettore della casa, la ‘Mbriana.
La sagoma incombe su di me. Profuma di donna. I capelli lunghi e mossi mi accarezzano le spalle, il seno mi preme sul petto. Il volto di tenebra si accosta al mio.
L’autore trasmette in modo molto efficace le emozioni dei personaggi, evitando le lunghe descrizioni e concentrandosi sull’azione. I personaggi stessi sono originali, particolari e con pochi tratti si imprimono in maniera vivida nell’immaginazione del lettore.
Ci sono tante informazioni e nozioni da assimilare e il lettore può sentirsi smarrito, soprattutto all’inizio, anche se tutto ciò che è importante per capire la storia viene spiegato nel corso della trama. Il libro è breve, ma alcuni passaggi vanno letti con attenzione, e in generale il valore della storia risalta meglio ad una seconda lettura.
Lo stile in generale è molto curato, ma a volte ci sono delle frasi che stonano con il contesto: per esempio, in un passaggio in cui viene descritta la grotta della Sibilla incappiamo in un’espressione dialettale (“Siamo incocciati in altri materiali interessanti”) che stona con il resto del brano, che usa un lessico elegante ed espressioni ricercate (“Ci siamo procacciati l’equipaggiamento adatto”).
Molto buona è invece la gestione del ritmo. Non ci sono punti morti, capitoli che rallentano l’azione, ed è giusto così, considerando che si tratta di un romanzo breve, in cui l’azione si condensa in uno spazio ristretto.
‘O Re mi scruta dal trono, al centro della stanza. Degli individui coperti da uno scialle nero bisbigliano alle sue spalle. Quattro comari. Un guappo barbuto mi approccia con aria truce. Le mani in tasca, l’aria spavalda.
Nel complesso, Cuore di tufo è un ottimo romanzo, adatto sia ai lettori adolescenti sia a quelli adulti; chi ama le atmosfere macabre e le storie basate sul folklore italiano si divertirà non poco.
E voi cari lettori, avete letto questa storia? Fatecelo sapere con un commento!