Oggi recensiamo per voi il romanzo d’esordio di Cristina Azzali, “L’eredità della spada”. Questo libro, edito da Sensoinverso edizioni, ci porta nei Quattro Regni del continente di Eryon dove da tempo impazza una sanguinosa guerra, così violenta da non risparmiare nemmeno i villaggi più piccoli e sperduti. In uno di questi, Ivennon, facciamo conoscenza di Arthur Dalen e della sua famiglia, composta dalla madre Lenya e dalla piccola Ethel. È qui che il nostro protagonista decide di prendere le difese della sua famiglia, per trarla in salvo grazie ai poteri di una misteriosa spada, lasciatagli in dono dall’ormai defunto padre. Molti anni dopo nei Quattro Regni è tornata la pace, ma spetta ad Arthur capire e trovare il suo posto nel mondo, attraverso le sue abilità di spadaccino. Arthur Dalen è cresciuto con la guerra ed è figlio dell’incertezza che i conflitti portano con sé, in un mondo che ormai ha come uniche sovrane l’insicurezza e la morte. Arthur però ha un vantaggio dalla sua parte, quello cioè di avere una fiamma che brilla dentro di lui, la fiamma dell’ambizione di diventare un grande cavaliere. Egli sa che non si tratta di un cammino semplice ed agevole, ma che gli verrà richiesto impegno, dedizione, costanza per entrare nello sceltissimo corpo, e dovrà ovviamente dimostrare anche abilità straordinarie nell’arte del combattimento. Il giovane si dedica dunque anima e corpo ad apprendere il combattimento e su questa sua strada troverà compagni con cui dividere le sue avventure, prima fra tutti Gwinneth. Questa è un’abile spadaccina, che nasconde un passato oscuro, pronta a sfoderare la sua arma al minimo segnale di pericolo; Arthur la ritiene l’unica in grado di accompagnarlo nel suo cammino ed aiutarlo a raggiungere il suo obiettivo.
L’eredità della spada costituisce un ottimo esempio di fantasy medievale, di cui ritroviamo le ambientazioni ricche di castelli, lo spirito cavalleresco, le foreste silenziose ed i piccoli villaggi, con il prezioso sostegno di una trama che si riallaccia ai temi tipici del fantasy, come la caparbietà del protagonista nel voler diventare cavaliere, l’amicizia ed il sostegno alle persone care, e ovviamente la magia, che non può mai mancare in un romanzo del genere. Arthur ci insegna a non arrenderci mai, ad essere sempre pronti, perché l’occasione della vita potrebbe presentarsi in ogni momento.
Cristina Azzali si affaccia dunque al mondo della scrittura con un esordio di livello notevole. La sua penna è pregevole, chiara e solo ogni tanto risente di qualche piccola ingenuità, poiché certi periodi lunghi ed eccessivamente descrittivi rischiano di appesantire la lettura. La sua scrittura ha senza dubbio la capacità di avere un forte potere evocativo, il che – nel caso di un fantasy medievale come questo – è essenziale per farci godere appieno non solo le ambientazioni, ma anche i profumi, i suoni e le sensazioni vissute dai personaggi del suo romanzo. Siamo certi che il seguito “La spia e il Guaritore” saprà tenere altissimo il livello del primo capitolo della saga e siamo davvero entusiasti di leggere come procedono le avventure di Arthur. Ciò che ci sentiamo di consigliare è un editing in un formato più leggibile e meno pesante, perché si rischia di perdere piacevolezza nella lettura.
Buona fortuna Cristina!