Stefano Mancini, classe ‘80, nasce a Roma. Laureato in Lettere e Filosofia con indirizzo Giornalismo, dopo aver conseguito l’abilitazione all’Ordine dei giornalisti nel 2005, comincia la propria carriera all’estero. Rientrato in Italia, intraprende diverse collaborazioni con alcuni portali online di cultura sociale. Si susseguono diverse esperienze lavorative abbastanza significative, dal Tg3 Lazio alla sede Ansa di Roma (redazione sport). Dopodiché, riceve la nomina di Direttore Responsabile per una piccola testata quindicinale dei Castelli Romani: “Fair Play”. Dopo quest’ultima collaborazione di un anno e mezzo circa, inizia una nuova avventura con il quotidiano “Il Tempo” e con un’altra nota agenzia di stampa: l’Aga (Agenzia giornali associati), che prosegue tuttora. Dal 2014 è, inoltre, Direttore della Aragorn Servizi Editoriali. Da sempre appassionato di lettura e scrittura, si dedica a tempo pieno anche all’editing. Numerose le pubblicazioni che si sono susseguite dal 2005 ad oggi e che hanno consolidato le doti dello stesso Mancini.
Stefano è uno scrittore cortese e carismatico. Sempre pronto a collaborare e dispensare consigli a chi ne ha bisogno. È un autore che ama il proprio lavoro, e si vede!, in grado di mettere a proprio agio l’interlocutore. Siamo felici di averlo conosciuto e che abbia trovato il tempo per concederci questa intervista.
Abbiamo già recensito “Ostilium. La porta dei demoni”, edito da Dark Zone.
La Redazione ringrazia Stefano Mancini per la gentilezza e la disponibilità con le quali ha risposto alle domande.
1. Appassionato di fantasy, scrittore, giornalista, insegnante, editor: chi è Stefano?
Direi un po’ di tutto questo. Quello che sono più di ogni altra cosa, però, è un “innamorato cronico” della scrittura, la mia più grande passione fin da quando sono bambino. Tutto ciò che è venuto dopo, tutti i miei “ruoli”, sono nient’altro che il frutto di quell’amore.
2. Come nasce la tua passione per il genere fantasy?
Nasce ai tempi del liceo, in maniera abbastanza casuale, devo confessare. Da piccolo riscrivevo i grandi classici a modo mio, oppure mi buttavo sui romanzi storici, di ambientazione medievale. Da lì ho cominciato a inserire elementi sempre più “fantastici”, fino a innamorarmi del fantasy, in maniera molto naturale e graduale.
3. Hai scritto tante appassionanti storie. A quale tra tutte sei particolarmente legato? Perché?
Non potrei mai indicarne una soltanto, non per arroganza, ma perché, in un modo o in un altro, sono legato a tutte allo stesso modo. Se proprio devo dirne una, allora, dico “a quella che devo ancora scrivere”, perché ciò mi permette di guardare avanti e di non pensare a ciò che ho fatto, ma a tutto ciò che devo (e voglio) ancora fare.
4. Quale pensi sia il “segreto” per conquistare un lettore?
Uno stile dinamico, una storia avvincente e personaggi credibili. Ma soprattutto scrivere ciò che si ama e non ciò che “vende”. Un autore che si butta in un genere solo perché è “di moda” non potrà mai conquistare dei lettori che, lungi dall’essere ingenui, intuiscono sempre la verità dietro al libro.
5. Quale è stata la difficoltà maggiore durante il tuo percorso di crescita come scrittore?
Non userei il passato, ma il presente. Perché sono ben al di là dall’aver superato le difficoltà. Scrivere, come ogni arte e ogni mestiere, è un continuo crescere e migliorarsi. Sentirsi arrivati significa cominciare la discesa. Io, per fortuna, sono ancora lontano dall’aver superato le tantissime difficoltà che si celano dietro la stesura di ogni libro. Diciamo che ci sto lavorando con impegno e sacrificio, per cominciare a superare almeno le più facili.
6. Hai avuto un mentore, più di uno o ti sei formato da solo?
Inizialmente da solo, come dicevo, ho cominciato da giovanissimo. Crescendo, poi, mi sono avvicinato a tanti colleghi molto più in gamba di me. Diciamo che non ho un mentore nel senso canonico del termine, ma ho tantissimi amici/scrittori con i quali mi confronto quasi quotidianamente e questo mi aiuta tantissimo. Sono consapevole che, da solo, non avrei mai ottenuto certi risultati e, giusto per rifarmi alla domanda precedente, mi sarei fermato già da molto, incapace di superare anche le difficoltà più banali.
7. Quale ricordo custodisci gelosamente del tuo percorso? C’è un aneddoto legato ai tuoi libri che vuoi condividere con noi?
Be’, custodisco gelosamente il ricordo della prima volta che un editore mi ha chiamato per farmi i complimenti e dirmi che voleva a tutti i costi pubblicare il mio libro. Mi ricordo che mi disse: «Il mio editor ha letto il libro e ha scritto solo una cosa sulla prima pagina: ‘da pubblicare assolutamente’». Sono passati tanti anni, ma è stata un’emozione che a distanza ancora porto nel cuore. Era un piccolo editore (ma gratuito, che mi pagò perfino un anticipo sui diritti d’autore) e gli sarò sempre grato perché tutto quello che è venuto dopo, in un modo o in un altro, è nato quel giorno, con quella telefonata.
L’aneddoto che mi piace ricordare è legato invece a una fiera letteraria. Mi venne a cercare un ragazzo, che l’anno prima si era preso i miei libri, per farmi i complimenti e dirmi una cosa che non dimenticherò mai. Mi raccontò che pochi mesi prima suo papà era venuto a mancare e – ovviamente – lui era distrutto. Mi disse che i miei libri erano stati l’unica cosa capace di distrarlo in un momento tanto nero. Ho ancora i brividi quando ci penso.
8. Come riesci a conciliare lo scrittore che è in te con il resto delle tue attività professionali?
Molto bene, a essere sincero. Lavoro per “compartimenti stagni”, anche da un punto di vista prettamente organizzativo. Se sto editando il testo di un autore, in quel momento non sono scrittore e quindi ragiono e agisco come un editor. Stesso discorso mentre scrivo un articolo per la testata che dirigo, “Il Lettore di Fantasia”. Quando invece mi calo nel ruolo di autore, allora lascio che sia la mia immaginazione a prendere il sopravvento.
9. Parliamo di “Ostilium”: qual è l’Ostilium del mondo moderno?
Direi molto semplicemente la follia degli uomini, incapaci di rendersi conto che la corsa agli armamenti nucleari, la distruzione delle foreste, lo sfruttamento delle risorse della terra e la violenza contro i propri simili sono i demoni che rischiano di condannare questo pianeta. E i suoi abitanti.
10. A cosa è dovuta la scelta di avere come protagonista e guida una donna?
Non c’è una scelta logica, dietro. Quando ho immaginato questo personaggio è venuto immediatamente fuori in quel modo, fatto e finito. E come autore mi sono limitato ad assecondare quell’immagine mentale. Mi piace spezzare un po’ con i canoni del genere, che spesso vedono gli uomini protagonisti. Anche in “Pestilentia” il ruolo del personaggio principale è ad appannaggio di una donna.
11. L’ambiguità e le lotte interiori/esteriori di alcuni personaggi cosa rappresentano per te?
Solo la proiezione del comportamento umano. Credo che un personaggio sia tanto più credibile e appassionante per un lettore, quanto sia pieno di luci e ombre, simile alle persone vere. Ognuno di noi ha pregi e difetti. Tanto più riusciamo a rendere i nostri personaggi veri e concreti, tanto più resteranno impressi nella mente e nei cuori dei lettori.
12. Cosa ti ha ispirato il personaggio del boia?
Nessuno in particolare. Avevo in mente questo personaggio cupo, disincantato e privato della sua umanità. Molti lettori mi hanno chiesto come mai in tutto il libro non sia mai chiamato col suo vero nome, ma sempre e solo “boia”. È ovviamente una scelta ponderata e volontaria. Non mi bastava privarlo di ogni bene materiale, volevo togliergli l’unica cosa che – in teoria – nessuno avrebbe potuto portargli via, tramutandolo, di fatto, in un reietto che non aveva davvero più nulla. E, privato di tutto, le scelte che fa nel corso del romanzo sono – a mio avviso – coerenti col suo essere, solo se le valutiamo nell’ottica di un individuo che ha perso perfino la sua identità.
13. Una domanda sul fantasy in generale, che è d’obbligo per chi ci segue: chi è il tuo scrittore fantasy preferito? Ed il libro fantasy senza cui non potresti mai vivere? Qualche autore fantasy ha influito sul tuo modo di scrivere e di pensare il fantasy?
Ammetto di non avere uno scrittore fantasy preferito. Ma perché in realtà non ho uno scrittore preferito in assoluto. Mi piace leggere di tutto e di tutti. Potrei dire che Stephen King ha influenzato molto la mia crescita (l’ho divorato durante l’adolescenza), ma poi ogni autore ha cadute di stile e opere di una grandezza assoluta, motivo per cui cerco di “rubare” il più possibile da ognuno di loro.
14. In conclusione, a cosa stai lavorando in questo momento? Le anticipazioni sono sempre gradite!
In questo preciso momento a niente, perché ho terminato da pochissimo la stesura di un giallo/thriller ambientato a Roma. Ora sta “decantando”, poi verrà il momento della revisione, quindi dell’editing a cura del mio editor di fiducia e poi delle mie successive revisioni. Insomma, come dico sempre agli autori con cui lavoro: la fase di scrittura vera e propria è solo l’inizio del percorso, nonché la parte più facile.