Harry Potter e i Doni della Morte – parte 1 (Harry potter and the Deathly Hallows – Part 1) è uscito in Italia e negli Stati Uniti il 19 novembre del 2010, con la regia di David Yates e la sceneggiatura di Steve Kloves.
Come si evince chiaramente dal titolo, esso racconta solo la prima parte delle vicende narrate nel settimo romanzo, poiché si trattava appunto di una trama ricchissima di dettagli che non potevano essere assolutamente trascurati per dar modo a tutte le vicende di chiudersi in modo organico. La scelta di dividere in due parti il film ha generato diversi problemi, il più importante dei quali era trovare un cliffhanger, cioè un espediente narrativo che collegasse i due film rendendoli omogenei. Furono fatte diverse proposte, ma solo alcune incontrarono il favore di autori e regista il quale, intervistato sull’argomento, dichiarò: “Eravamo indecisi fra due diversi finali per il settimo film, e alla fine abbiamo scelto quello che ci è sembrato più emozionante, e secondo me più coraggioso, nel senso che non è quel che si aspetta la maggior parte degli spettatori. Volevamo dare un senso di compiutezza, da un lato, ma anche l’idea che la storia non si concluda così. Abbiamo fatto qualche prova, ma poi Steve ha proposto un finale diverso, che ci è sembrato quello giusto”.
Il cast non si arricchisce di particolari ingressi, a parte Jamie Campbell Bower (già visto in Twilight ed in Shadowhunters) nei panni di Gellert Grindelwald e la strega di cui vi parlavamo nel precedente articolo, ovvero Mafalda Hopkirk, interpretata da Sophie Thompson (sorella di Emma). L’attrice ottenne la parte a seguito di un re-cast, poiché ne “L’Ordine della fenice” si sentiva solo la sua voce che comunicava, tramite Strillettera, l’espulsione di Harry da Hogwarts. Un re-cast è servito anche per il goblin Unci-Unci, interpretato da Verne Troyer in “Harry Potter e la Pietra filosofale”, mentre qui la sua voce e il suo corpo sono interpretati da Warwick Davies, interprete già del professor Vitious. Più che nuovi ingressi, bisogna parlare di ritorni: John Hurt, infatti, ritorna dopo ben nove anni ad interpretare Olivander, il costruttore di bacchette, Frances de la Tour riprende il ruolo di Olympe Maxime, mentre Toby Jones riprende dopo otto anni i panni di Dobby. Proprio a Dobby è legata una delle curiosità speciali di questo film, poiché le sue ultime parole (“Dobby è un elfo libero!” – quante lacrime… ndr) sono le stesse che pronuncia alla fine di “Harry Potter e la camera dei segreti”, dopo aver ricevuto da Lucius Malfoy, tramite Harry, il calzino che lo libera. Il suo personaggio compare in altri romanzi, ma mai in altri film a parte questo. Nonostante la possibilità di avere molto più tempo girato a disposizione, le differenze tra romanzo e film sono parecchie e molto evidenti, tanto che elencarle tutte richiederebbe molto tempo a disposizione.
Un ideale collegamento, seppur nella differenza, è costituito da Hermione che legge il giornale ad inizio film, prima di imporre un incantesimo di memoria sui genitori (la madre, ricordiamolo, è Michelle Fairley, interprete di Catelyn Tully in Game of Thrones), così come all’inizio del romanzo è Harry che legge la Gazzetta del Profeta.
I Sette Potter non arrivano tutti alla Tana, ma in luoghi diversi e poi ricondotti alla Tana tramite passaporte. Non viene spiegato adeguatamente come Bill Weasley (interpretato da Domhnall Gleeson, che vediamo ora sui grandi schermi nei panni del Generale Hux di Star Wars e che è figlio di Brendan Gleeson, interprete di Malocchio Moody) si sia procurato le cicatrici da parte di Fenrir Greyback e chi sia questo lupo mannaro. Chi ha letto i romanzi sa infatti che fu Greyback ad aggredire Bill durante la battaglia che seguì alla morte di Silente sulla torre di Astronomia e, soprattutto, che fu lui a mordere Remus Lupin, quando era ancora un bambino per fare un dispetto al padre. Non è chiaro nemmeno come si sia evoluta la relazione tra Lupin stesso e Tonks, che già dal film precedente sembrano fidanzati, mentre nei romanzi scopriamo che Tonks è innamorata del lupo mannaro solo alla fine.
Molti dei tagli sono stati spiegati con una scelta registica: tutti i film precedenti della saga di fatto costituivano una sorta di trasposizione in immagini dei romanzi stessi; gli ultimi due, invece, sono raccontati totalmente dal punto di vista di Harry e, a causa della necessità di ricondurre a lui tutte le vicende, molte parti sono state omesse.
Per questa settimana, e per questa prima parte è tutto, ma vi lasciamo con la consueta curiosità: solitamente si aspetta a terminare un film prima di iniziare il successivo, ma per “I Doni della Morte – parte 2” non fu così, poiché, quando la prima parte era al 80% circa di realizzazione, si era già creato il 10% della pellicola successiva.
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