Ivan Cavini, classe ’70, è un illustratore, colorista di fumetti, scenografo e realizzatore di sfondi digitali per cortometraggi e video multimediali. È Direttore Creativo del Greisinger Museum, il museo svizzero che ospita la più grande collezione di opere ispirate alla Terra di Mezzo, per il quale ha ideato e realizzato gli arredi degli ambienti e le due splendide statue degli “Argonath” alte 3.50 mt. e realizzate con materiali riciclati. Inoltre, Ivan Cavini è Direttore Artistico di FantastikA, la biennale d’arte del fantastico che si svolge nel Castello di Dozza (BO). È un grande conoscitore ed esperto delle opere di J.R.R. Tolkien, di cui è ideatore di molte copertine dei numerosi saggi e libri dedicati allo stesso. Il suo libro più conosciuto è “Middle Artbook: Disegnare e costruire la Terra di Mezzo”, un prestigioso volume che racconta, con l’aiuto di numerose illustrazioni, i primi 15 anni di opere pittoriche, sculture e concept a tema tolkieniano che Ivan ha realizzato nella sua carriera.
Grazie alla propria esperienza e al proprio talento, ha partecipato a moltissime mostre, eventi, convegni in tutto il territorio nazionale e non. Ed ancora, ha collaborato nonché realizzato illustrazioni per numerose case editrici e agenzie pubblicitarie, ha creato scenografie per spettacoli teatrali, trasmissioni televisive, negozi e musei; con le scenografie digitali del film pilota d’animazione “Back to Eptar” ha vinto il titolo di “Miglior Progetto Italiano 2002”.
Artista eccellente, Cavini con la sua arte riesce a trasformare ogni opera in qualcosa di eccezionalmente creativo, con uno stile personalissimo. Il proprio coinvolgimento dal 2003 al 2005 alle 14 diverse esposizioni in Italia ed Europa all’interno della collettiva internazionale “Image from the Middle Earth” l’ha premiato come artista italiano tra i più conosciuti ed apprezzati di sempre nello scenario fantasy nazionale, in particolar modo come artista Tolkieniano. Dal 2006 collabora con la Newred & Diaz Ferlazzo e con la famosa agenzia pubblicitaria Armando Testa. In molte città del territorio nazionale è possibile trovare esposizioni delle sue opere, ricordiamo quelle presenti a Castel S. Angelo e Villa Celimontana di Roma, e a Mole Vanvitelliana ad Ancona; senza dimenticare quelle presenti in Polonia e in quattro musei in Giappone, tra i quali il famoso “Itabashi Art Museum” di Tokyo. Ivan Cavini è un artista poliedrico in grado di adoprare diverse tecniche, passando dal digitale alla scultura, dal disegno tradizione alla matita, dai costumi di scena alle scenografie.
1. Rompiamo il ghiaccio: chi è Ivan?
Un creativo che ama disegnare, dipingere, scolpire ma soprattutto mettere in rete persone valide per creare grandi progetti: e a volte riesce anche a portarli a termine con successo.
2. Quando e come hai compreso che volevi diventare un artista?
Certamente nel momento in cui ho finito le scuole medie e ho scelto l’istituto artistico, ma è stato un percorso di consapevolezza lungo e complesso. Voler far l’artista comprende diversi indirizzi e aspirazioni, a volte agli antipodi.
3. Qual è stato il tuo primo lavoro?
Ho realizzato un paio illustrazioni pubblicitarie per un’agenzia di Minerbio (Bo). Penso si trattasse di un congresso della Confartigianato, di certo nulla di eclatante ma la “gavetta” insegna a rapportarsi con il cliente, soprattutto quando il lavoro non è particolarmente stimolante.
4. Quando hai scoperto la passione per Tolkien? In particolar modo, cosa ti ha conquistato dei miti e delle narrazioni?
Ho iniziato grazie a Paolo Paron. All’inizio degli anni duemila la Soc. Tolkieniana Italiana era molto attiva e l’allora presidente mi commissionò alcune tavole per la mostra “Draghi” a Milano, così lessi Il Signore degli anelli e mi appassionai. Dopo un paio d’anni uscì la trilogia cinematografica, così iniziai la lettura de Lo Hobbit e venni completamente assorbito dall’opera tolkieniana.
5. Qual è il libro, personaggio o paesaggio del Maestro che ha maggiormente affascinato e/o influenzato la tua opera?
Assolutamente Il Signore degli Anelli.
6. Negli anni hai realizzato tantissime opere dedicate a Tolkien, da cui è nato il tuo libro “Middle Artbook: Disegnare e costruire la Terra di Mezzo”. Quando hai iniziato a pensare al progetto e cosa ti ha spinto a realizzarlo?
I miei progetti personali nascono quando ho qualcosa da dire. Middle Artbook voleva chiudere un periodo della mia vita e grazie alla collaborazione con il fotoreporter Alessio Vissani siamo riusciti a realizzare una pubblicazione di pregio che copre 15 anni di un percorso artistico che ho dedicato alla Terra di Mezzo. Il libro è stato stampato in quantità limitata, è andato esaurito in un paio di anni e per ora non abbiamo intenzione di ristamparlo proprio per rendere unica quella pubblicazione. Ovviamente questo non significa che non ho più realizzato opere ispirate alla Terra di Mezzo, anzi, ma che ho cambiato il “mood”. Non voglio essere per forza il protagonista unico di quello che creo, ma voglio creare alle mie condizioni, ovvero con le persone che stimo, con i tempi e i modi che ritengo più adatti. Non intendo scendere a compromessi su questi tre punti perché sono la chiave del mio benessere.
7. Qual è stato il primo lavoro che hai dedicato a Tolkien?
Il primo lavoro dedicato a Tolkien è stato un disegno ad acrilico e aerografo dal titolo “Il destriero del cielo”. La tavola originale è nella casa di Bilbo, all’interno del Greisinger Museum svizzero.
8. Uscirà tra pochissimo la seconda edizione del calendario Tolkieniano, “Lords for the Ring – I maestri del fantasy incontrano Tolkien”. Parlaci della tua esperienza personale.
Io c’ero quando il progetto è nato. Ricordo quando Paolo Barbieri me lo ha proposto: eravamo a Dozza e cinque minuti dopo lo avevo già messo in contatto con il presidente dell’AIST Roberto Arduini. Come ho detto prima: bei progetti con belle persone. Il mio approccio con le illustrazioni del calendario è sempre quello di mantenere visivamente quello che mi è piaciuto dei film e reinventare o arricchire quello che mi è sembrato deludente. Forse è presto per dirlo ma a mio avviso “Lords for the Ring” ha tutte le carte in regola per diventare il corrispettivo fantasy del calendario Pirelli. Vista la notorietà degli professionisti che prestano la propria arte per questa pubblicazione, ogni anno ci si aspetta un calendario con delle bellissime illustrazioni, ma quando lo si stringe tra le mani si rimane stupiti dell’innovazione che questo porta al concetto stesso di “calendario fantasy”. Che è un successo lo dimostrano anche i tentativi d’imitazione, infatti ogni anno l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani, il grafico e gli illustratori, danno il massimo per creare qualcosa di nuovo, consapevoli dell’importanza che i calendari hanno avuto nell’evoluzione dell’arte del fantasy e tolkieniana a partire dagli anni settanta.
9. Raccontaci un aneddoto annesso alla collaborazione con gli altri artisti coinvolti nel progetto.
A parte Angelo Montanini che è un veterano, i miei colleghi lords sono invece meno addentro ai libri di Tolkien per cui, anche quando si ispirano ai film, stupiscono con visioni molto ardite che hanno il merito di portare “aria nuova” all’illustrazione tolkieniana ed a un certo modo stereotipato di immaginare alcune scene.
10. C’è un artista che ti ha particolarmente influenzato ed inspirato durante la tua crescita e professione?
Sono molti: Les Edwards, Donato Giancola, Dylan Cole, John Howe, Alan Lee, i fratelli Hildebrandt, Michael Whelan, Ciruelo Cabral, Vincente Segrelles, Luis Royo, Chris Achilleos e molti altri…
11. Degli innumerevoli lavori che hai realizzato fino ad oggi, qual è quello che custodisci gelosamente nel tuo cuore e ti ha dato maggior soddisfazione?
A tutti gli artisti capita di avere realizzato un’opera che per così dire “fa il botto”: nel mio caso sono opere che ho realizzato in collaborazione con altri. L’opera più colossale è stato il Greisinger Museum svizzero perché mi ha coinvolto in moltissimi aspetti creativi: design, scultura, concept, pittura e decorazione ma per quanto riguarda l’illustrazione è stata la copertina di Middle Artbook “Un ultimo saluto”. E’ indubbiamente un’immagine molto evocativa.
12. A cosa stai lavorando in questo momento? Parlaci dei prossimi impegni che ti coinvolgeranno.
Ho appena finito un lavoro per Bonelli che sarà presentato quest’anno a Lucca Comics & Games e sto iniziando a ragionare su un progetto mio in collaborazione con il compagno d’avventure Alessio Vissani. E’ un progetto editoriale che richiederà un paio di anni di lavoro quindi per ora è top secret, anche perché è un’idea molto originale e voglio custodirla gelosamente fino al momento giusto.
13. Un personaggio fantasy che ti piacerebbe illustrare e di cui ancora non ti sei occupato?
Dampyr o Dragonero. Ma il mio sogno più grande sarebbe la copertina de Lo Hobbit: ho già una bella idea in mente [ride, NdR]
14. Libri fantasy: chi è il tuo scrittore preferito e perché?
A parte Tolkien che svetta su tutti, direi Robert E. Howard e J.K. Rowling. Di Tolkien e Rowling adoro tutto, sia il metodo di scrittura che i contenuti morali. Di Howard apprezzo le atmosfere cupe e l’ambientazione da “sword & sorcery” che hanno accompagnato la mia adolescenza.
15. Fumetti: il tuo preferito e perché?
Per vent’anni sono stato un lettore accanito di moltissimi fumetti, mensili storici come l’Eternauta, Comic Art, varie serie di Conan il barbaro, Marvel, DC, poi Dylan Dog, Hellboy di Mignola e autori come Manara, Moebius, ma soprattutto le graphic novel di Batman. Oggi leggo Rat-man e poco altro.
16. SerieTV: la tua preferita e perché?
Il Trono di Spade perché fino alla sesta stagione ha rappresentato una ventata d’aria nuova. Finalmente un modo nuovo di raccontare il genere fantasy. Ora però che non ha il libro come punto di riferimento mi sembra più prevedibile e a caccia di ascolti.
17. Concludiamo la nostra intervista con un consiglio per i nostri lettori artisti: cosa ti senti di dire a coloro che desiderano intraprendere la carriera di artista?
Partecipate a concorsi, progetti e a qualsiasi esperienza nuova che vi sembra stimolante. Prendete un diploma e solo dopo, quando siete più maturi e consapevoli, decidete che direzione volete prendere con la vostra arte. Per creare qualcosa di originale bisogna innanzitutto aver qualcosa da dire e quando si è molto giovani bisogna solo imparare con la sperimentazione e l’osservazione.